Anno: 2012
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 105′
Genere: Drammatico
Nazionalità: Italia
Regia: Ferzan Ozpetek
Ferzan Ozpetek, uno dei registi più quotati del cinema italiano, torna sul grande schermo con una delle sue opere più complesse, dal titolo Magnifica Presenza. Il film, ambientato a Roma, racconta la curiosa storia di un ragazzo, Pietro (Elio Germano), il quale, per sbarcare il lunario e diventare attore, abbandona la sua città di origine, Catania, e si trasferisce da solo in una grande casa della capitale. L’appartamento, evidentemente d’epoca, è il luogo attorno cui ruota l’azione principale del film. Qui, Pietro avvertirà la presenza di fantasmi, o meglio ospiti, che occupano letteralmente la sua casa. Interpretati da attori del calibro di Margherita Buy, Beppe Fiorello, Vittoria Puccini e Andrea Bosca, tali fantasmi si presentano al protagonista e allo spettatore vestiti in maniera elegante, eccentrica, truccati e con una gestualità forzata, come se fossero pronti per una messa in scena; presto Pietro scoprirà che sono attori di una compagnia teatrale realmente esistita nel passato, la compagnia Apollonio, di cui nessuno ha avuto più notizie. Dopo un’iniziale diffidenza, instaurerà un rapporto particolare con queste presenze, lasciandosi riempire le giornate, altrimenti solitarie.
Giunto al nono film, Ozpetek sembra voler regalare al pubblico una summa del suo lavoro: Magnifica Presenza è, infatti, un film dove i temi tanto cari al regista italo-turco si mescolano con una tonalità più leggera del passato e a tratti comica. Realtà e finzione si amalgamano come in una ricetta culinaria e i fantasmi presenti nella casa, infine, sembrano emulare i personaggi in cerca di autore di pirandelliana memoria. Se da un lato le intenzioni e l’ambizione di Ozpetek possono sorprendere, il film, in realtà, appare impasticciato e certamente sovrabbondante. Il soggetto è originale e la sua versatilità interessante, ma nel concreto non colpisce e, problema fondamentale, non emoziona.
“È un film sulla rivendicazione, sull’orgoglio della debolezza, della fragilità, della sensibilità e, in qualche modo, della diversità” – dice Elio Germano alla conferenza stampa del film. “Viviamo – continua – in un mondo in cui siamo portati a nascondere tutte le nostre sensazioni ed emozioni e a calpestare l’aspetto più sensibile di noi, a metterlo sotto terra forse perché poco conveniente”. Le parole del pluripremiato attore colpiscono, ma ciò che esprimono è rintracciabile solo nelle intenzioni di Ozpetek e, a tratti, negli sguardi e nell’evoluzione del protagonista nel corso del film. Le contaminazioni di genere, la molteplicità dei temi, il bisogno di ribadire tutte le ossessioni tipiche del suo cinema fanno sì che l’ultimo film di Ozpetek risulti traballante e decisamente intricato. Sicuramente non all’altezza dei protagonisti e del regista. Nelle sale italiane da venerdì 16 marzo.
Valentina Calabrese