Magre da morire

Da Psytornello @psytornello

Oggi parleremo di un disturbo che colpisce soprattutto le giovani donne (ma ultimamente anche i giovani uomini) e che, se non trattato tempestivamente, può avere conseguenze mortali: l’anoressia.

Il mio primo incontro “ravvicinato” con una persona anoressica è avvenuto 20 anni fa: lei, Paola, era una mia carissima amica nonché vicina di casa. Eravamo adolescenti e ci raccontavamo tutto: le incomprensioni coi genitori, gli innamoramenti, le paure scolastiche… Eppure ad un certo punto le cose sono cambiate. Paola iniziava ad essere scostante e particolarmente irritabile. Anche il suo rapporto col cibo era diverso: ricordo la difficoltà di fermarsi a pranzo o a cena da me, i rifiuti secchi alle mie richieste di prendere un gelato insieme, il cibo (che la madre le lasciava da scaldare) gettato nel cassonetto dell’immondizia sotto casa, in modo che non restassero tracce. Vedevo Paola perdere peso eppure aveva un’energia fuori dal comune tanto che era riuscita ad iscriversi in palestra. Si allenava ogni giorno e mi chiedevo dove trovasse le forze visto che era diventata magrissima. Eppure non riuscivo a parlare con lei di tutto questo perché reagiva con rabbia ad ogni mia domanda. Quando i suoi genitori cominciarono a portarla da un dietologo, ricordo che lei si ingegnò addirittura con dei pesi alle caviglie affinché la drastica perdita di peso non venisse scoperta. La vita ad un certo punto ci ha divise e così per un po’ di tempo ho perso le sue tracce, ma quando ho rivisto Paola dopo un anno e mezzo ho scoperto con sollievo che era riuscita ad intraprendere un percorso psicoterapeutico…e oggi per la mia amica, divenuta mamma di due splendidi bambini, quel periodo è per fortuna solo un lontano ricordo.

Ho voluto raccontarvi questa storia perché in essa sono sintetizzate le caratteristiche principali dell’anoressia nervosa. Questa patologia non si manifesta dal giorno alla notte: infatti, l’individuo riduce le quantità di cibo in maniera graduale sino al completo rifiuto. Inizialmente lo stare a dieta è legato alla necessità di ottenere un aspetto socialmente più gradevole: d’altronde la moda e lo star system ci trasmettono il messaggio che si è tanto più attraenti e di successo quanto più si è magri e in forma. Se l’individuo però ha un disagio psicologico o conflitti di tipo sociale, il dimagrimento può diventare incontrollabile. Un’altra caratteristica dell’anoressia, che ho voluto sottolineare con la foto di copertina, è il disturbo dell’immagine corporea: le anoressiche infatti tendono a sovrastimare la larghezza della propria persona, in poche parole a vedersi in sovrappeso anche quando la loro magrezza è giunta al limite. In particolar modo, numerosi studi riscontrano una relazione inversa tra la distorsione dell’immagine corporea e il peso: quanto più basso è il peso tanto maggiore è l’anomalia dell’immagine del corpo. In realtà, l’astinenza che il soggetto mette in atto non è solo nei riguardi del cibo, ma anche verso tutte quelle situazioni che sono percepite come piacevoli e quindi potenzialmente pericolose. E’ come se l’individuo volesse mortificare se stesso, iniziare un percorso di sacrificio e di estraniamento non solo dal proprio corpo ma anche dalla vita sociale. Questo percorso diventa pericoloso perché ad un certo punto non è più controllabile e spesso intrappola il soggetto anche quando questi ha intenzione di venirne fuori.

Cosa fare? E’ indispensabile che l’individuo si faccia aiutare da un professionista e che accetti di intraprendere una psicoterapia. Il terapeuta a sua volta deve intervenire con molta cautela, cercando innanzitutto di comprendere i vantaggi secondari del disturbo. Che utilità ha l’anoressia nella vita del soggetto? Ad esempio, si potrebbe  scoprire che attira le attenzioni di alcuni membri della famiglia dai quali si sentiva trascurato. Capire come è nato un disturbo e per quale motivo si mantiene nel tempo è fondamentale per trovare la strategia migliore che consenta al soggetto di non aver paura della guarigione.  

Fonti:

G. Nardone, Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo. Guarire rapidamente dalle patologie alimentari, Bur, Milano 2003;
A. Sims, Introduzione alla psicopatologia descrittiva, Raffaello Cortina, Milano 1997.


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