Garbato e gradevole, ma condito da un ritmo eccessivamente ponderato, Mai così vicini è l’ultimo prodotto diretto da Rob Reiner e si inserisce perfettamente all’interno del filone cinematografico “sentimentalismo da terza età”.
Oren era il miglior agente immobiliare della piazza, ma nel mercato post crisi non riesce a vendere la sua villa al prezzo richiesto, dopo la morte della moglie. Nel frattempo Oren vive in un piccolo appartamento in un complesso residenziale di sua proprietà. Qui vive anche Leah, una cantante di night club e vedova inconsolabile. Immediatamente il rapporto tra i due appare difficile e rischia d’incrinarsi ancora di più quando il figlio di Oren (ex-tossicodipendente), dovendo andare in carcere, lascia in affido la figlia a suo padre.
Mai così vicini mantiene le promesse, ma forse ci si aspettava qualcosa di più: sicuramente più ironia e meno prevedibilità per una commedia contraddistinta da un cast di alto livello (Michael Douglas e Diane Keaton). E invece Mai così vicini si lascia guardare, ma non lascia il segno. È politicamente scorretto, ma costantemente alla ricerca del finale consolatorio, della necessaria catarsi. Dopotutto il regista è quel Reiner che ha contribuito a rimpolpare il cinema di commedie prive di una scrittura innovativa, ma caratterizzate da un approccio garbato, pulito e che si trova a proprio agio nelle schermaglie amorose. Mai così vicini è proprio così, il manifesto del suo cinema.
E così non potevano mancare il personaggio scorbutico (ma dal cuore d’oro), interpretato da Michael Douglas, e il carattere interpretato da Diane Keaton, una donna sola che vive di ricordi e sogni infranti. Una coppia che battibecca per l’intera durata della pellicola e che si fa forza a vicenda. Il sentimentalismo non è solamente dietro l’angolo, ma è la cifra stilistica di un film che tiene compagnia, ma non aggiunge niente di nuovo all’offerta cinematografica.
Uscita al cinema: 10 luglio 2014
Voto: **