Magazine Diario personale

Mai dire mai

Creato il 01 ottobre 2012 da Povna @povna

La ‘povna è pendolare, come è noto ormai da tempo. Non aveva invece mai precisato, forse, che abita a distanza doppia rispetto a chiunque altro (personale tecnico, insegnante o studente) dalla città della scuola. Questo l’ha portata a chiedere alla commissione orario che le sia risparmiata la prima ora, se glielo concedono (che comporta per lei un unico treno possibile da prendere, alle ore 6.50) – oltre che a provare la nota attrazione irresistibile per tutti quegli studenti che, come lei, conoscono il significato delle parole “buio”, “alba”, “freddo”, “nebbia” (e cioè coloro che vengono dalla lontana Castagnone). Gli anni scorsi il suo part-time non le permetteva però di avanzare troppe pretese, è ovvio. E così – visto che nessuno le aveva mai fatto un problema a garantirle i giorni di libertà per l’altro mondo – si era disposta a prendere quel che passava il convento nei tre giorni in cui doveva essere a scuola. Quest’anno però la situazione è diversa. La ‘povna è tornata a tempo pieno; e ha preso anche un giorno libero poco richiesto. Non solo, le sue classi, sparse tra più sezioni e quasi l’intero corso verticale del quinquennio, facilitano la possibilità di giocare con le ore.
Eppure, nonostante sia stata una delle pochissime insegnanti a dare la sua disponibilità a fare le ultimissime ore ogni volta che ce ne fosse bisogno (a patto, ovviamente, che non fossero sempre nella stessa classe), l’orario provvisorio della ‘povna le aveva regalato, fino a oggi, il contrario di quanto aveva chiesto, senza eccezione.
Questa settimana, però – grazie anche all’aiuto senza parere di Mafalda – il collega Byker aveva finalmente ceduto alle sue perentorie rimostranze: “Lunedì non ce l’ho fatta, ‘povna. Ma martedì ti ho costruito una mattina armonica, e entri anche alla seconda ora”.
La ‘povna si è coccolata tutto il giorno nella beata consapevolezza: l’ha presa con calma, ha pensato che avrebbe cenato tardi senza sentirsi in colpa, si è portata avanti, ha preparato lezioni, lavorato per l’altro mondo e per se stessa; persino letto libri.
Tutto bello, atteso, scintillante. E poi, squilla il telefono.
“Oh ‘povna, allora ci vediamo all’alba” – la accolgono le parole dell’Amica Vicina.
Povera ‘povna, che si era dimenticata dello sciopero.
Domani la ‘povna, che entra alla seconda ora, prenderà dunque il treno alle 6.50, come oggi. E come tutte le passate altre 15 mattine.


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