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Mai e poi mai

Creato il 15 giugno 2012 da Pim

A notte fonda all’alba
mai e poi mai sempre e poi sempre
ti amerò
Ecco cosa le cantava

Il cuore di lei freddo gli si mostrava
Vorrei che amassi me soltanto

Lui le diceva che era pazzo di lei
e che lei era un po’ troppo ragionevole di lui

Mai e poi mai sempre e poi sempre
a giorno fondo a notte fatta
Certo
se ti dico t’amo
t’amo da morire
è un po’ anche per viverne
E non voglio dire che non amo che te
che non mi piace andarmene
andarmene per tornare che non mi piace ridere
e che alle tue tenere lacrime non preferisco il tuo sorriso

Ama me soltanto
dice lei
o sennò non conta niente
Cerca di capire

Capire non m’importa

Hai ragione
non si tratta di capire
si tratta di sapere

Non voglio sapere niente

Hai ragione
non si tratta di sapere
si tratta di vivere di essere di esistere

Guarda che non esiste
io voglio che tu mi ami
e che ami me soltanto
ma voglio che altre ti amino
e che tu ti neghi loro
a causa mia

Terribilmente avida
È colpa mia se son fatta così

Vabbe’ dice lui e se ne va

Mai e poi mai all’alba
in piena notte sempre e poi sempre
Non vale la pena di tornare

Lei gli ha buttato le valigie dalla finestra
e lui è in strada
solo con le valigie

Eccomi qui solo come un cane sotto la pioggia
poi s’accorge che non piove
peccato
è meno bello
in fin dei conti non si può avere tutte le sere una tempesta di neve
e lo scenario non è sempre drammatico come lo si vorrebbe
L’uomo lascia cadere le valigie
le camicie il rasoio elettrico
le boccette
e le mani nelle tasche
il bavero del soprabito sollevato
s’infila nella nebbia
non c’è nebbia
ma l’uomo pensa
Lascio i bagagli e m’infilo nella nebbia
Allora c’è nebbia
e l’uomo è nella nebbia
e pensa al suo grande amore
e fa vibrare i violini del ricordo
e affretta il passo perché fa freddo
e passa un ponte e torna sui suoi passi e passa un altro ponte
e non sa perché

Uomini e donne escono da un cinema dove dietro un cartellone c’è un sacerdote
E la folla se ne va la luce si spegne il prete resta

Che cosa starà combinando quel prete dietro il cartellone

Appena l’uomo lo guarda il prete sparisce
ma di quando in quando fa capolino
come il frate della casetta dei più rudimentali barometri
una testa piatta e livida come una luna malata
come un vecchissimo bianco d’uovo su un piatto bisunto
E poi in fin dei conti
che cosa può importarmi
Quel cinema
potrebbe essere il locale notturno
di quel prete

Ma il prete lancia uno strillo
come una donnicciola che venga sgozzata
come un barboncino che tiri le cuoia
Nelle nebbie di Londra
in piena Parigi di notte
l’uomo scappa

Mai e poi mai sempre e poi sempre
inseguito dal suo grande amore

(da Poesie d’amore, di Jacques Prévert, Ugo Guanda Ed. Traduzione di Nico Orengo)

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