Magazine Società

Mai più "clandestini"

Creato il 10 luglio 2015 da Gaetano61

Lo è sempre meno, ma alcune testate giornalistiche lo usano ancora, sto parlando del termine , per indicare una persona che abbia fatto ingresso nel territorio di uno Stato eludendo i controlli di frontiera, o che sia entrato regolarmente - ad esempio con un visto turistico - ma si sia trattenuto dopo la scadenza del documento autorizzativo, o che, ancora, non abbia lasciato il territorio del paese di destinazione a seguito di un decreto di espulsione. Ma è "clandestino", per alcuni organi di stampa, anche colui che, in fuga da guerre o da disastri naturali, approdi in un altro paese e qui richieda un provvedimento di "asilo".

Un documento denominato Carta di Roma - sottoscritto nel 2008 tra l' Ordine Nazionale dei Giornalisti, la Federazione Nazionale della Stampa italiana e l' Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) - si occupa dell'informazione riguardante "rifugiati, richiedenti asilo, vittime della tratta e migranti", richiamando i giornalisti italiani al " dovere fondamentale di rispettare la persona e la sua dignità e di non discriminare nessuno per la razza, la religione, il sesso, le condizioni fisiche e mentali e le opinioni politiche", nell'ambito del principio deontologico sancito dall'art. 2 della legge istitutiva dell' Ordine: "il rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati".

La Carta di Roma e più in particolare le Linee guida applicative, mettono in evidenza, tra l'altro, la distinzione tra "richiedente asilo" e "migrante irregolare". L'uso del termine "clandestino" viene definito con "un'accezione fortemente negativa. Evoca segretezza, vite condotte nell'ombra, legami con la criminalità. [...] Spesso sono considerati "clandestini" anche i profughi intenzionati a richiedere asilo o in attesa di una risposta alla loro richiesta, oppure ancora sfollati in fuga da guerre o disastri naturali. E' possibile identificare ogni situazione con il termine più appropriato ed evitare SEMPRE di usare una definizione altamente stigmatizzante come "clandestino".

Tra le alternative all'uso del termine "clandestino", le Linee guida suggeriscono parole come "irregolari", "rifugiati", "richiedenti asilo", "senza documenti".

Secondo me, sul termine "clandestino" non è in gioco l'uso di un linguaggio "politicamente corretto" - sinonimo, spesso, di linguaggio ipocrita - ma semplicemente un atteggiamento, tradotto nella scelta delle parole, rispettoso delle persone.

Sul termine "clandestino", si può leggere la scheda dal sito treccani.it.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :