Sono le 16:44 del 29 febbraio 2012. Siamo sul tetto dell’Auditorium del Macro di Roma. Un kimono viola avvolge Mai Ueda. L’atmosfera non è mai stata così piacevole, il tè dal sapore antico e moderno è servito in tazzine di terracotta, il corpo oscilla e la visione è nitida. Fiori di loto, cavi elettrici e un iPhone che emette un intrigante melodia trasformano la live performance in una cerimonia electro-chic intrisa di misticismo e pop surrealista.
La performance è un’anteprima di «MACROeo (electronicOrphanage)», progetto tecnologico e possibilista dei nuovi media curato dall’artista italo-greco Miltos Manetas. L’artista giapponese vive e lavora a New York, ama intrecciare nella sua arte internet, moda francese, pop americano, yoga, tantra tibetano, sciamanesimo e meditazione. In passato ha aderito al movimento artistico «Neen», un nuovo approccio al mondo dell’arte contemporanea. Il suo lavoro da sempre si ispira alla poesia e bellezza prodotta anche dalla tecnologia.
T.iG.er