Andrea si imbatte alla fine in Cesare anziano signore che forse non ha più tutte le rotelle al posto giusto ma lui non vede l'ora di avere due nipoti da spupazzarsi.
Inutile dire che , a causa degli amici, il tentativo di perdere la verginità va a ramengo ma Andrea non si dà per vinto e parte con Cesare e Tommaso per riconquistare la ragazza perduta.
E road movie fu.
Genere pochissimo frequentato dal cinema italico ma moltissimo dal cinema americano, soprattutto quello indie che è interessato più ai percorsi emotivi e personali che a quelli fisici.
Perché non è importante il posto da cui si parte e quello in cui si arriva ma importa come si parte e come si arriva.
Fa piacere trovare del piccolo cinema italiano che piace e che vuole uscire da quello schematismo provinciale che sembra essere l'unico sbocco per avere un minimo di successo qua in suolo nostrano.
E fa piacere che un film con un titolo strano come questo, qualcosa che suona un po' tarocco non sia uno di quegli esempi di instant movie molto finti e costruiti col male e peggio che devono sdoganare al cinema il divo televisivo di turno.
Spicca l'assenza dei genitori , Tommaso e Andrea sono lasciati quasi allo stato brado, in una provincia italiana che non somiglia per nulla a se stessa entrambi vanno alla ricerca di qualcosa.
Uno del proprio idolo musicale e fa niente che proprio in quell'estate Michael Jackson passa a migliore vita , l'altro alle prese con il proprio percorso di crescita, quel coming of age argomento principe di tanto cinema indie a stelle e strisce, rappresentato dalla prima volta , dalla perdita della verginità, vista quasi come un ossessione.
I due registi e sceneggiatori, Enrico Audenino e Francesco Calabrese, qui al loro esordio, danno alle stampe un film giovane dentro e fuori con una regia frizzante che spesso esonda nel videoclip ma non disturba più di tanto e che esamina tematiche che di rado sono prese in considerazione nel cinema italiano di questi ultimi anni.
Anzi Maicol Jecson non sembra per niente un film italiano.
Forse è questo il suo pregio migliore, così come concentrarsi su un ipotetico rapporto nonni/ nipoti, un filo transgenerazionale che lega gli anziani con i giovanissimi senza passare per quella generazione di mezzo, i genitori di oggi che sono per lo più attori di una famiglia disfunzionale.
Macol Jecson è visione consigliatissima.
Il film è un'altra cosa.
PERCHE' SI : un film che non sembra italiano e che scavalca il provincialismo del nostro cinema, simulazione di road movie americano, tre ottimi protagonisti e una regia frizzante che a volte esonda nello stile da videoclip.
PERCHE' NO : forse c'è un eccesso nell'uso della voce fuori campo, il modello americano talvolta è un po' troppo invadente, a tratti c'è un po' troppo MTV mode settato su on.
LA SEQUENZA : Andrea è alle prese con la sua ragazza per perdere la verginità e lo spettacolo è in diretta ad uso e consumo dei suoi amici piazzati fuori della finestra.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Anche io avrei voluto avere una prima volta così. o almeno un tentativo.
La provincia italiana può fare da controfigura a quella americana, anzi è più bella.
Remo Girone, si quello de La Piovra, ora è un placido nonnetto che non esita a mettere le chiappe al vento.
Avere capelli come quelli sfoggiati da Andrea nel film , gli farebbe cadere ai piedi frotte di donne nei Paesi scandinavi perché lì , geneticamente, hanno tutti i capelli lisci.
( VOTO : 7 / 10 )