Prima di socchiudere gli occhi, Maigret aggrottò la fronte, non sapendo se credere a quella voce che veniva a strapparlo da un sono profondo:«Zio! ..»Senza sollevare le palpebre, con un sospiro tastò il lenzuolo, e allora capì che non sognava, ma che stava succedendo qualcosa di insolito, perché la sua mano non aveva trovato al posto consueto il tiepido corpo della signora Maigret.Doveva essere l'ultimo romanzo di Simenon, con protagonista Maigret: Simenon l'aveva presentato al suo editore nel 1934 come ultimo romanzo giallo, perché avrebbe voluto scrivere anche d'altro liberandosi per sempre dall'ingombrante figura del celebre investigatore.
E invece .. Maigret tornerà a fare il suo mestiere di investigatore ancora per un bel pezzo, sui libri di Simenon. La pensione è ancora lontana. In questo libro succede più o meno la stessa cosa: ritiratosi in pensione nella sua villa di campagna nella Loira, Maigret è costretto a tornare in azione, a Parigi, per aiutare il nipote (figlio della sorella della moglie), che si è cacciato in un guaio.
Il nipote Philippe è un ispettore di polizia: durante un appostamento a un gestore di bar sospettato di essere anche trafficante di droga nonché un assassino, si è lasciato uccidere l'uomo quasi sotto il naso.
Pepito Palestrino, questo il nome della persona che doveva sorvegliare, è stato ucciso nel bar di cui era prestanome e Philippe (che era lì nascosto), preso dal panico, è fuggito ma, mentre se ne sta uscendo, si imbatte in una persona che in seguito andrà a testimoniare alla polizia.
Maigret accese la pipa, lasciò che il fiammifero bruciasse fino in fondo e poi si alzò chiamando:«Cameriere!».Ritto in mezzo alla sala con la sua mole imponente, aspettava il resto guardandosi tranquillamente attorno.«Dove andiamo?» gli chiese Philippe quando furono usciti.Maigret si voltò a guardarlo come se fosse stupito di trovarselo davanti.«Tu vai a dormire» rispose.«E tu, zio?».Il commissario alzò le spalle, si ficcò le mani in tasca e si allontanò senza rispondere. Aveva trascorso una delle peggiori giornate della sua vita. Per tutte quelle ore, seduto nel suo angolo, si era sentito vecchio e rammollito, privo di risorse e di idee.Ma adesso dentro di lui era scattato qualcosa, si era accesa una fiammella. Doveva approfittarne subito.«La vedremo, perdio, eccome se la vedremo!» borbottò per farsi coraggio.Maigret deve tornare a Parigi per capire come sono andate le cose e per trovare una soluzione al problema. Philippe viene arrestato, dopo che Joseph Audiat, la persona che l'ha visto fuori il bar, lo ha riconosciuto. Maigret non può che tornare a fare il suo vecchio lavoro, pur non avendo i titoli e i mezzi per torchiare a modo suo i probabili assassini. A cominciare dal vero proprietario del bar Floria, Germain Cageot, a capo di una banda di trafficanti di droga e di tante altre cose. Un uomo freddo, calcolatore, per il modo un cui riesce a congegnare i suoi traffici viene chiamato “il notaio”. Pepito Palestrino era un suo prestanome, e la polizia li teneva d'occhio perché li sospettava dell'eliminazione del vecchio proprietario, Barnabé.
Il lavoro di Maigret è resto difficile anche dal fatto che Cageot ha buone entrature anche dentro la polizia, essendo tra le altre cose, pure un informatore della buoncostume. Che fare? Il responsabile della polizia giudiziaria che ha preso il suo posto, il commissario Amadieu, inizialmente non lo aiuta. Il vecchio commissario si mette allora a pedinare i membri della banda e porta avanti con loro una guerra di nervi: si installa dentro il Tabac Fontaine, dove la banda si trova a bere e a giocare, guardandoli bene in faccio.
Come a dire, so che siete stati voi e prima o poi vi frego: individua nel giovane Audiat l'anello debole della catena, quello che potrebbe far crollare tutto il castello di alibi che li protegge e incastra il nipote. Ma la svolta all'indagine arriva solo dopo che il direttore della polizia giudiziaria decide di aiutarlo: Maigret si trova faccia a faccia con Cageot, nella casa di quest'ultimo.
Qui, il commissario riuscirà a far scattare la sua trappola nei confronti dell'avversario. Come in altri libri con Maigret, quello che conta non è solo arrivare al nome dell'assassino, tra l'altro già chiaro all'inizio della storia, ma entrare nella psicologia dei personaggi, tutti tratteggiati con poche parole da Simenon.
L'ingenuo e viziato nipote, contro cui Maigret impreca chiamandolo “imbecille”. La madre di Philippe, provinciale e fin troppo premurosa nei confronti del figlio. La mentalità semplice della prostituta Fernande, innamorata di un uomo della banda.
Il senso di impunità dei componenti banda, che ridono in faccia di Maigret, non sapendo che in quel momento Maigret li sta “fotografando”. Fino alla psicologia criminale del capo banda, Cageot:
“Cageot era ed era sempre stato il prototipo dell'uomo rinchiuso in se stesso. Tutto solo, con le palpebre abbassate, doveva passare il suo tempo a escogitare le strategie più ardite, di qualsiasi genere, finanziario, criminale o erotico.La scheda del libro su Adelphi
Per forza non lo si era mai visto con una donna! Le donne non erano certo in grado di realizzare le sue esasperate fantasie!
E così si ripiegava su se stesso, in quella tana impregnata dei suoi pensieri, dei suoi sogni, del suo odore. E quando, attraverso la finestra, guardava la via assolata dove la folla brulicava davanti alle vetrine e gli autobus filavano stracarichi di vite umane, non lo faceva con il desiderio di mescolarsi alla massa dei suoi simili, ma con quello di architettare nuove e abilissime strategie.”
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