Parlavano tutti di questo Making a murderer: sconvolgimento generale, richieste di supporto morale, lacrime a fiumi. L'ho scaricato subito, ma senza grandi aspettative, già mi immaginavo lo scenario simile alle serie che stanno spopolando negli ultimi anni: freddo freddissimo o caldo da morire, neve alta un metro o ronzio di ventilatori anni 70, gente stupida o con problemi mentali, attori brutti, accenti particolari che i sottotitoli ti servono per forza.Sbagliavo.
Intanto non è una serie tv ma un documentario che racconta una caso di cronaca giudiziaria accaduto negli Stati Uniti. Una storia vera quindi, girata nell'arco di 10 anni.
Vista la prima puntata non ero entusiasta, pensavo ok, ma cosa ci mostrano in altre 9 puntate, faranno vedere altri casi, non fa per me, non sono tipo da queste cose: non mi piacciono Chi l'ha visto, Quarto grado e programmi simili, quando al telegiornale parlano di quei casi che durano mesi o anni mi viene voglia di buttare la tv dalla finestra. Forse mi nascondo dalla realtà e qualcuno potrebbe dirmi che dovrei aprire gli occhi e vedere quello che mi succede intorno, ma io non voglio sentire cos'hanno da dirmi su Meredith o Sollecito, non voglio sapere cosa ha mangiato in carcere zio Michele, non voglio vedere un giornalista chiedere a dei genitori che hanno seppellito un figlio "come ti senti", non voglio vedere servizi con la musica ad effetto in cui delle persone vengono chiamate mostri sulla base di non si sa che cosa, e in cui tutte le vittime sono promesse del pattinaggio/calcio/basket o santi dedicati al volontariato. Quando mi sono resa conto che era un documentario quindi ero perplessa e l'ho lasciato lì un paio di giorni. Quando l'ho ripreso l'ho finito in tempo record, una puntata via l'altra: non so se è bello o girato bene, so solo che dovevo arrivare a vedere la fine.E la verità è che fa schifo: c'è lo schifo per la situazione che viene raccontata e di cui non voglio dire niente, ma per me, facciamo un po' schifo anche noi che non c'entriamo niente. Dura in tutto una decina di ore, e per tutto il tempo non sono riuscita a togliermi la sensazione di stare ficcando il naso in affari non miei. Certo, lo so che è la famiglia ad aver accettato di fare il documentario, so anche che far raccontare la storia di quello che è successo è un modo per denunciare e forse l'unica speranza. Non posso però non storcere il naso quando leggo "Making a murderer è la cosa vista in tv più figa del 2015", non riesco a superare lo schifo di trattare storie del genere come nostro personale intrattenimento.