Mal di città: contro la cementificazione diffusa nasce il Movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio

Creato il 21 ottobre 2010 da Progettiambiente

Le città si espandono rapidamente sigillando con il cemento preziosi ettari di territorio ogni giorno. Gli spazi urbani si trasformano per lasciare il posto agli scintillanti contenitori del vendere e del comprare. Aumenta il traffico e con esso cresce il bisogno di strade più grandi e nuovi parcheggi. Nuove case chiamano nuovi servizi. Si innesca così un circolo vizioso che porta progressivamente ad un sostanziale abbassamento della qualità del vivere e dell’abitare. Al degrado prodotto dall’incalzante consumo di suolo, spesso, si aggiunge lo spreco: sono migliaia i capannoni vuoti e le case sfitte che si possono censire nei comuni della nostra penisola. Attualmente, l’equazione maggior consumo di territorio = maggior sviluppo è da ritenersi ampiamente superata: in molte aree d’Italia, l’urbanizzazione ha largamente valicato l’equilibrio tra uomo e ambiente, sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale che dal punto di vista paesaggistico, ponendo problemi di difficile risoluzione.

Contro la crescita estensiva dell’urbanizzazione, che da oltre mezzo secolo sgretola gli equilibri paesaggistici della nostra penisola sostenendo un modello di sviluppo inefficiente ed energivoro, si sono levate diverse critiche che hanno dato vita a iniziative interessanti. Mesi fa, avevo descritto l’impegnativo lavoro svolto dall’Osservatorio Nazionale sui Consumi di Suolo (vedi: “Allarme cemento: ogni giorno scompaiono 100 ettari di suolo” ); oggi vorrei focalizzare sull’esperienza del Movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio, corrente di opinione fondata per difendere il diritto al territorio non cementificato. L’organizzazione è nata due anni fa, contestualmente al lancio della campagna “Stop al Consumo di Territorio”: iniziativa promossa da AltritAsti, Movimento per la Decrescita Felice, AltrItalialtroMondo, Eddyburg e Associazione dei Comuni Virtuosi, la quale ha avuto un successo tale da permettere la creazione di un gruppo ben strutturato. Ad oggi, infatti, il manifesto nazionale di Stop al Consumo di Territorio -visibile all’indirizzo http://www.stopalconsumoditerritorio.it- è già stato sottoscritto da oltre 20.000 cittadini a titolo individuale, i quali vanno sommati alle migliaia di aderenti a ciascuna delle oltre 200 organizzazioni che hanno aderito a titolo collettivo e compongono una lunghissima lista di sostenitori, all’interno della quale si leggono anche nomi importanti, come quello di Domenico Finiguerra, Vandana Shiva, Luca Mercalli, Edoardo Salzano, Maurizio Pallante e altri ancora.

Nucleo centrale a cui si riconnettono le diverse attività del Movimento è la constatazione dell’incapacità dell’ecosistema Italia di sostenere urteriori coperure di suolo; soprattutto per la forte accelerazione che il fenomeno ha avuto nell’ultimo decennio. Il consumo di territorio ha assunto infatti proporzioni preoccupanti e un’estensione devastante: è stato stimato che al ritmo di 250 ettari all’anno, dagli anni ’50 ad oggi, nel nostro Paese è stata coperta di cemento un’area vasta come tutto il Nord Italia. Come già detto, sono perdite gravi perché si tratta di processi che, nella maggior parte dei casi, sono irreversibili. Il territorio, dunque, non può più essere considerato come una risorsa inesauribile e la sua tutela e salvaguardia non devono essere subordinate a interessi finanziari e speculazioni.

Dopo i grossi guadagni che si intravedono su territori edificabili, un altro grande ostacolo alla tutela del territorio è la sostanziale mancanza di conoscenze circa tale vistoso fenomeno; aspetto segnalato di recente anche da Legambiente, INU e Diap del Politecnico di Milano. Il consumo di territorio oggi non è percepito come un problema dalla maggior parte della popolazione; ecco perché il Movimento, fin dall’inizio, ha puntato molto sulla divulgazione delle informazioni e oggi, proprio per rendere più diffusa e condivisa l’azione contro la cementificazione incontrollata dei suoli, alza il tiro predisponendo un nuovo strumento di comunicazione in grado di mettere in “rete” tutti sui sostenitori. In sostanza, si tratta di una piattaforma che unisce un forum di discussione ad una sorta di social network in cui tutte le relazioni sono pubbliche e accessibili (link:http://stopalconsumoditerritorio.ning.com/). All’interno di questa piattaforma sono già stati creati dei gruppi tematici locali, ognuno dei quali ha a disposizione una pagina con forum, commenti, foto, calendario eventi e la possibilità di comunicare tra i membri del gruppo. Una mossa davvero al passo con i tempi che sfrutta saggiamente il potere aggregativo delle reti sociali con la volontà di creare un luogo in cui scambiare idee, proposte, suggerimenti operativi, realizzando un auto-aggiornamento costante.

La campagna portata avanti dal Movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio è molto più che una semplice protesta: è la ricerca di un modello alternativo e partecipato in grado di interrompere quel “circolo vizioso” che da decenni domina nelle dinamiche territoriali. Ripensare all’urbanistica, restituendo dignità alla pianificazione territoriale e rimettendola nelle mani del soggetto pubblico. Un’ipotesi che si è tradotta in realtà inizialmente nel comune di Cassinetta di Lugagnano, primo comune italiano a dotarsi di un PGT a crescita zero, che oggi guida i passi degli amministratori virtuosi che hanno optato per una politica urbanistica e territoriale che si stacca dal modello della crescita infinita.

Autore: Sara Colombo




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