Neppure il cielo riesce
a smaltire l’indecenza
sollevata da questa
terra e, dopo sonori
movimenti intestini,
piange sull’alibi autunnale.
L’aria elettrica illumina
code umane pronte
a ricevere la miseria
da teste di fila che
puzzano di marcio,
rifiuti del vivere onesto.
Il dettatore con le rughe
sulle nostre speranze
subisce l’ennesimo scacco
e la mossa del suo traditore
solo per caso corrisponde
a un interesse più ampio.
Chi ha risolto la propria
coscienza in merito
alle precedenze di valore,
pensa bene di restarsene
in sella dicendo a tutto
di sì e assente con la testa.
Un sottile ombrello mi
ripara da questo battere
del tempo stretto fra
presagi di fame ulteriore,
culle di futuri analfabeti,
e uccisioni di brava gente sola.
Sempre più spesso nessun
cerchio dal sasso buttato e
si formano indisturbate le
pozzanghere in cui annega
la storia di chi ha cercato
dignità nell’essere italiano.