Ci sono nomi di funzionari ministeriali, uomini d’affari, banche e aziende, ma non l’ex presidente Joyce Banda o del suo vice Khumbo Kachali nel rapporto sul cosiddetto scandalo Cashgate del Malawi.
Il dossier, compilato dall’azienda britannica di revisione dei conti Baker Tilly, è stato reso pubblico dal governo di Lilongwe con l’avvertenza che le indagini sugli episodi di corruzione, secondo le ultime stime, costati alle casse statali l’equivalente di 38 milioni di euro, “sono ancora in corso”.
“Il rapporto non è il giudizio di un tribunale e dev’essere trattato come un documento investigativo”, ha spiegato il ministro della Giustizia Samuel Tembenu, specificando che “molti dei nomi sono già di dominio pubblico e queste persone stanno rispondendone davanti a un giudice”.
Tra i nomi dei 12 funzionari sotto accusa per aver sottratto i fondi c’è anche quello di Treza Namathanga Senzani, che all’inizio di ottobre è diventata la prima persona condannata (a 3 anni) per lo scandalo.
La notizia più rilevante, però, è l’assenza, nelle carte, del nome dell’ex presidente Joyce Banda che anche per le polemiche create dal Cashgate non è stata confermata dagli elettori alla guida dello Stato dopo le elezioni di maggio.
Dallo scandalo, la donna politica esce appena sfiorata: suo figlio, Roy Cachale, avrebbe infatti avuto una relazione con una delle imprenditrici coinvolte.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)