“Pochi secondi ad armeggiare nel cruscotto e un torrente di sensazioni positive sembra travolgerlo letteralmente, mentre canta insieme alla Goggi sull’orlo della commozione. Dolce e frizzante la vendetta, a Settimo Naviglio”. Cit.
C’è un romanzo che è considerato uno dei casi letterari più eclatanti della storia del web, perché il suo successo è stato decretato dal passaparola dei lettori. Si tratta di “Maledetta Primavera” di Paolo Cammilli, al suo esordio di romanziere, pubblicato da Newton Compton Editori nell’aprile 2014.
La vera protagonista dell’opera è l’ironia dell’autore, di cui è permeata quasi ogni singola frase. Il titolo è tratto dalla famosa canzone di Loretta Goggi, che è anche la preferita del protagonista, Fabrizio Montagnér, un dj trentacinquenne che ha visto tempi migliori. A metà fra il thriller e la storia d’amore, la trama è ambientata a Settimo Naviglio, un piccolo paese in provincia di Milano.
Montagnér ha un conto in sospeso con la bellissima ventiduenne Carlotta Magonio, conosciuta su Facebook tempo prima. Ginevra De Amicis è l’amica del cuore di Carlotta, figlia di una nota presentatrice di una trasmissione che fa il verso a “Quarto Grado”. Ambiziosa come pochi, Ginevra è disposta a tutto pur di ottenere i suoi scopi. L’atmosfera iniziale è un po’ quella di “veline e calciatori” che passano da una festa all’altra.
Della “allegra combriccola” fanno parte ragazzi anche meno giovani, come il noto calciatore Renato Boriani e l’ex sciatore famoso Umberto Barà. E non dimentichiamoci della soubrette Consuelo Tanguenza, che verrà brutalmente aggredita da uno sconosciuto all’uscita da una discoteca. E poi, c’è la storia d’amore tra Carlotta e Fabrizio, che in principio si negano, poi si ritrovano e infine si mettono assieme.
L’ispirazione a scrivere quello che senza dubbio è un romanzo sociale, è arrivata da un fatto di cronaca realmente accaduto. Pur avendo sentito pareri discordanti in proposito, secondo me è palese che l’autore stia parlando del delitto di Garlasco. Sì, perché il ragazzo che sta frequentando Ginevra, Simone Vezzosi, il ragazzo dagli occhi di ghiaccio, anni prima era stato accusato di avere massacrato la sua fidanzata di allora, Sofia. Un delitto che è rimasto irrisolto.
A Settimo Naviglio le indagini proseguono, per cercare di trovare l’aggressore di Consuelo, ma in maniera separata dalla storia d’amore fra Carlotta e Fabrizio, come se loro ne fossero immuni. L’autore prende posizione da tutti quei fatti che vengono riportati in modo diverso dal vero. I media esaltano un accadimento, ma poi la gente si fa una propria opinione, così come la pubblicità esalta un prodotto, ma alla fine è il popolo del web a decretarne il successo.
Come nel caso di “Maledetta Primavera”, in cui Cammilli esamina di continuo i diversi punti di vista dei vari personaggi, attraverso digressioni temporali che permettono di avere una visione d’insieme della storia. Il fatto che si rivolga di continuo al lettore, per ricapitolare i fatti, mi ha ricordato quei telefilm degli anni Ottanta, “Ellery Queen”, dove il protagonista interagiva interpellando personalmente lo spettatore.
L’opera non è stata oggetto di editing, e purtroppo si percepisce. Qualche errore grammaticale subentra inopportuno. Cito fra tutti, l’esempio di pagina 185, dove si dice a proposito di Carlotta: “lo saluta con la mano e le manda un bacio strafottente”. Visto che il bacio lo manda ad un uomo, a Fabrizio, la frase corretta è “lo saluta con la mano e gli manda un bacio strafottente”.
Ci sono anche alcune incongruenze che saltano agli occhi ad un lettore attento, come per esempio nella scena in cui Carlotta rimane con l’auto in panne e attende l’arrivo di Fabrizio davanti ad un centro commerciale. All’inizio indossa un “cappottino”, che subito dopo diventa un giubbotto di una nota marca, con collo di pelo.
Inoltre, l’autore ci aveva convinto che Fabrizio fosse “diverso”. Che fosse follemente innamorato della sua Totta, per la quale aveva fatto di tutto, e poi, alla prima occasione, la tradisce con la sua migliore amica, per quanto quest’ultima possa essersi offerta nel più spudorato dei modi. Per capirci, alla “Basic instinc”, nella scena delle non-mutande.
A parte tutto questo, possiamo affermare che la storia sia avvincente, perché offre uno spaccato della nostra Italia, che purtroppo sta andando in rovina, fatta di molto fumo (in tutti i sensi) e poca sostanza. “Maledetta Primavera” è un’opera contro il femminicidio, che riserva un finale veramente a sorpresa.
Written by Cristina Biolcati