Il Venerdì della Passione, l’apprendista maledetto lo passava accompagnando la zia santa e un po’ bigotta nella sua domestica Via Crucis. Non è metafora: ella aveva adibito realmente una stanza della sua umile ma spaziosa dimora a personale Cappella; non per vezzo o propaganda, come i gran signori del Rinascimento, ma per impedire che la mondanità dell’affollata parrocchia, dedicata alla madre dell’imperatore che vinse nel segno, potesse corrompere la sua intima e autentica comunione in Cristo. La zia non nel segno, ma nel nome aveva la Vittoria! La zia pittrice, manco a dirlo, devozionale! La zia infermiera; ma che dico, taumaturga! Fu lei a diagnosticare per il suo ginocchio, scontratosi con un abbeveratoio di marmo inopinatamente posto in mezzo al giardino, un doveroso ricorso ai punti di sutura che il di lei nipote e il di lui omonimo cugino, fresco ortopedico, gli cucì sul tavolo di cucina. La zia: il suo unico rimorso di bambino era d’averle sgarbatamente rifiutato il regalo dei colori a pastello, avendole richiesto espressamente strenne, non dico cartacee, ma almeno un poco tintinnanti!
Il sabato, vigilia di Pasqua, arrivava il momento dell’apertura delle uova che eran rimaste in qualche inviolabile ripostiglio. Robetta informale, senza tante cerimonie. Le uova, rigorosamente di ugual fattura; giusto il colore rosa per la femmina primogenita ed azzurro per i due maschi. L’anonimo protagonista, dopo aver giocoforza ceduto il diritto di prelazione al fratello maggiore, peraltro precocemente sviluppato, scartò e ruppe il suo, trovandoci dentro non so quale inestimabile gioiello, tanto che il germano, offeso dalla sorte, si ritirò in un antro del giardino. L’apprendista maledetto, evidentemente ancora infervorato dalle crucifere stazioni del giorno antecedente, prese il suo ambito dono per cambiarlo con quello del fratello. Si avviò verso l’antro del giardino, ma ancor prima di manifestarsi quale ambasciatore di pace, un sasso volante gli spaccò la testa.
E l’agnello, stanco d’esser capro, lentamente si trasformò in un lupo.