Mettersi nei panni di Malefica
Da sempre il villain è il personaggio più accattivante di una pellicola. Maleficent si concentra sulla figura della fata caduta de La bella addormentata e ribalta il punto di vista della pellicola d’animazione del 1959. Il risultato? Una favola che rallenta spesso e volentieri e che mostra allo spettatore un lato di Malefica sconosciuto, materno e protettivo.
C’è odio tra i regni confinanti degli uomini e della Brughiera, nel quale vivono fate e creature magiche. Tra di loro vive in pace e serenità Malefica, che un giorno incontra il coetaneo Stefano, un contadino del quale diventa amica e amante. Dopo molti anni Malefica è la fata più potente della Brugheria, mentre Stefano passeggia nei corridoi del palazzo reale come paggio. Nonostante tra i due ci sia un amore ormai consolidato, quando si presenta a Stefano l’occasione per diventare re, tradendo Malefica, non esita a farlo, ferendola e provocando in lei sentimenti di tremenda vendetta.
Appare interessante l’intento di Robert Stromberg, ovvero mostrare ciò che viene celato allo spettatore che è cresciuto con la pellicola Disney del 1959. Eppure ciò che colpisce più l’occhio dello spettatore è l’universo della Brugheria, piuttosto che la vicenda in sé. È questa l’impressione finale di una pellicola che tende ad azzerare i canoni conosciuti di un personaggio crudele (perché accanitosi nei confronti di una bambina appena nata) e spaventosa, ma allo stesso tempo affascinante. È su questo tasto che il regista preferisce indugiare, ovvero sulla dualità del personaggio, tanto terrificante quanto amorevole e protettiva.
Detto ciò Maleficent si rivela una snaturazione del personaggio o l’ostentazione di un punto di vista differente? La risposta appare complessa. Perché se da un lato si nota un addolcimento della nerissima favola dei Grimm, d’altro canto è interessante il ribaltamento della vicenda, che mostra allo spettatore l’altro lato dello specchio, nel quale gli umani (ambiziosi, arroganti e pronti a tutti pur di ottenete il potere) vengono delineati come personaggi negativi e privi di comprensione. Inoltre Maleficent vive e muore nell’algida, statuaria e a tratti ironica figura di Angelina Jolie, che si dimostra ben inserita nel personaggio e degna di una convincente prova attoriale.
Focalizzato unicamente sul carattere di Malefica, Maleficent dimostra di saper intrattenere e distruggere i retaggi che la pellicola del 1959 si portava appresso. E costringendo lo spettatore a rimettersi in gioco, riesce nell’intento (difficile) di non farsi banale. Tuttavia è il ritmo (eccessivamente compassato) a porsi come ostacolo difficilmente sormontabile per godere appieno di una fiaba edulcorata, nella quale l’affetto materno (e ambiguo) è il vero protagonista.
Uscita al cinema: 28 maggio 2014
Voto: **1/2






