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Malesia, Borneo a tutta natura

Creato il 03 giugno 2014 da Viaggiarenews

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Nel cuore del Sud-est asiatico c’è una nazione, ancora trascurata dal turismo, che si distingue da tutte le altre per una serie molteplice di peculiarità. Si tratta della Malesia, o Malaysia, la terra sognata e magistralmente descritta da Salgari senza esserci mai stato, grande poco più dell’Italia (ma con metà degli abitanti e una bassa densità per la regione di soli 88), divisa in due porzioni più o meno corrispondenti: quello continentale ad oriente, formato dalla lunga striscia della penisola di Malacca confinante a nord con la Thailandia e a sud con l’isola di Singapore (e separata dalla prospiciente Indonesia dallo stretto di Malacca), quello insulare ad occupare il nord del Borneo (terza isola per dimensioni al mondo, grande due volte e mezzo l’Italia), appartenente per tutto il resto all’Indonesia, escluso il piccolo territorio indipendente del sultanato del Brunei. In mezzo, a separarli, 700 km del Mar Cinese meridionale e null’altro in comune. L’ovest continentale costituisce infatti la culla storica e l’epicentro economico, culturale e politico della nazione, dove si concentra l’80 % della popolazione, mentre l’est spopolato e selvaggio possiede uno dei maggiori patrimoni naturalistici del pianeta, ancora quasi intonso e poco valorizzato, dove vivono tribù preistoriche e comunitarie di indigeni, ex tagliatori di teste. La popolazione è un misto di etnie, lingue, fedi, abiti e cucine, a farne una delle nazioni più cosmopolite in assoluto, dove sono rappresentate tutte le razze asiatiche e oltre: alla maggioranza malese, di lingua malese e religione islamica, sparsa in tutto il paese e prevalente nella pubblica amministrazione, si contrappone una corposa minoranza cinese, che parla vari dialetti e professa buddismo, taoismo e confucianesimo, concentrata nelle città e detentrice del potere economico e finanziario, affiancata da indiani induisti, cristiani di varie sette e indigeni animisti. Quello che altrove potrebbe costituire un problema per le molteplici anime, qui diventa una risorsa capace di trarre spinta dalle diversità, tanto da fare in pochi decenni della Malesia una delle più dinamiche economie emergenti e una capitale finanziaria a livello mondiale. Dove si raggiunge però il massimo della peculiarità è nel vertice dello stato. La Malaysia figura come una federazione di monarchie costituzionali, formata da 13 stati sovrani, 9 dei quali retti tuttora da sultani: ogni cinque anni a rotazione uno di questi diventa re e capo dello stato, mentre il parlamento viene eletto democraticamente dal popolo. Una forma di governo che ancora ci manca.

 Il clima tropicale monsonico caldo umido e le ingenti piogge (media 3600 mm/anno !), unite al suolo prevalentemente montuoso (in Borneo le montagne superano i 4.000 m) ne fanno un paradiso per le foreste pluviali equatoriali multiplane che, nonostante  massicci disboscamenti, ricopre ancora oltre il 60 % del territorio (per salire all’ 86 nel Borneo); spesso di tratta di giungle integre, le più antiche del pianeta vecchie di 130 milioni di anni, straordinari laboratori di evoluzione e biodiversità, con essenze pregiate d’alto fusto alte fino a 45 m come sandalo, teak, ebano e bambù, 8.000 specie vegetali (2.500 alberi, 200 palme, 800 orchidee, 1.300 piante medicinali, con curiosità come la rafflesia, il fiore più grande al mondo (una pianta parassita rossa senza stelo, foglie e radici ma con diametro fino ad un metro e 10 kg di peso, che dopo un’enorme gestazione vive solo pochi giorni) e diverse piante carnivore. Sulle coste, spesso basse e sabbiose o acquitrinose, abbondano le foreste di mangrovie. Questo Eden vegetale ospita anche una ricca fauna, con parecchi animali endemici a noi insoliti come tigri, tapiri, rinoceronti, elefanti pigmei, maiali barbuti, leopardi e pantere nere, gatti selvatici, orangutan e gibboni, macachi e scimmie nasiche, bue selvatico, zibetti, orsi malesi, scoiattoli volanti e 620 tipi di uccelli spesso con straordinari piumaggi, e poi coccodrilli marini, varani di due metri, lucertole volanti e 15.000 insetti tra cui spettacolari farfalle. Le enormi aree carsiche e le immense caverne naturali, spesso percorsi da imponenti fiumi sotterranei, ospitano una fauna troglobia estremamente specializzata: millepiedi fosforescenti, serpenti e ragni ciechi, granchi semitrasparenti, grilli dalle antenne lunghe sei volte il corpo, e poi milioni di salagane, le rondini che costruiscono i ricercati nidi gastronomici sugli strapiombi, e milioni di pipistrelli insettivori e frugivori, capaci quando escono al tramonto di oscurare il cielo. Alcune delle grotte del Borneo sono tra le maggiori del mondo, con sale tanto grandi da poter contenere comodamente la basilica vaticana. Le aree protette coprono il 30 % del territorio, un vero primato, e il parco più antico risale al 1938 (l’indipendenza dal Regno Unito al 1957).  L’economia si regge su industria (elettronica e automobilistica in primis) e sull’esportazione di stagno e caucciù (entrambe 50 % della produzione mondiale);  curiosamente la palma della gomma fu introdotta clandestinamente in Malaysia dal Brasile, che ne deteneva fino allora il monopolio, soltanto nel 1877 da un esploratore inglese.

Il Borneo malese, separato in due dal sultanato autonomo del Brunei, si divide in Sarawak ad ovest e Sabah ad est; si tratta di una terra montuosa tra le più selvagge e ricche di biodiversità del pianeta, ricoperte da impenetrabili foreste a cui si accede risalendo i fiumi, ricche di fauna endemica e di popolazioni tribali. Un tempo si diceva che gli oranghi avrebbero potuto attraversare l’isola senza mai mettere un piede a terra, saltando da un ramo all’altro. Le cose da vedere, e rilevanti, sono davvero parecchie. Si comincia in Sarawak con il Gunung Mulu n.p., una delle più emozionanti destinazioni naturalistiche del Sudest asiatico, un’enorme area carsica con grotte di proporzioni sbalorditive, curiosi fenomeni geologici come i Pinnacoli (lame di roccia calcarea alte 45 m e taglienti come rasoi), antiche foreste con 17 tipi diversi di vegetazione, dove utilizzando un aereo ponte tibetano si camminerà tra le cime di alberi giganteschi. Dopo aver attraversato il Brunei, la cui capitale forma il maggior insediamento su palafitte al mondo, si passa all’ Ulu Temburong n.p., dove passerelle portano a camminare tra le cime degli alberi assieme a farfalle, felci e orchidee, quindi in Sarah si risale il fiume Garama alla ricerca delle curiose scimmie nasica, i cui maschi presentano un voluminoso naso a proboscide. La vicinanza all’isola di Mantanani suggerisce un relax su una spiaggia incontaminata e la visita ad un villaggio di pescatori bajau, gli zingari del mare. E’ poi la volta del parco nazionale del Monte Kinabalu, ubicato attorno alla più alta cima del Sud-est asiatico (4.095 m), interessante per le sue piante carnivore, del Sepilok Orang-Utan Rehabilitation Centre, una delle quattro riserve di oranghi esistenti al mondo, di una riserva dedicata all’endemica scimmia nasica, e infine al Kinabatangan Wildlife Sanctuary, concentrato di tutta la fauna locale, per concludere con la Danum Valley, il meglio della vegetazione del Sabah.

L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.viaggilevi.com), specializzato con il proprio catalogo Alla scoperta dell’insolito in percorsi di elevata valenza ambientale e etnografica, propone come novità nel Borneo della Malesia un originale tour di 16 giorni. Partenze individuali settimanali con guida inglese, oppure mensili di gruppo con guida dall’Italia da giugno a settembre 2014, voli di linea da Milano, pernottamenti in hotel anche di elevata qualità con pensione completa (esclusi alcuni pasti), quote da 4.480 euro in doppia.

  di Anna Maria Arnesano – Foto Giulio Badini  


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