Cresce la tensione alla diga Murum, nello stato malese del Sarawak. Ieri la polizia ha arrestato un uomo e ha smantellato le tende degli oltre 100 Penan che stanno assediando il sito. I Penan, che vedranno le loro case sommerse, chiedono un risarcimento maggiore e la protezione di una parte più grande di foresta per poter continuare a cacciare raccogliere nei loro villaggi dove saranno reinsediati. L’uomo arrestato, Ngang Buling, è il presidente della Commissione Peleiran Murum Penan Affaire (PEMUPA), costituita dai Penan per difendere i loro diritti minacciati dal progetto della diga. L’uomo è stato tenuto in prigione per quasi 24 ore e la polizia ha annunciato altri possibili arresti.
Pare che la polizia abbia sparato in aria minacciando e spaventando i manifestanti, e che un grande numero di Penan si siano offerti per essere arrestati insieme a Ngang Buling. La polizia avrebbe risposto ai dimostranti che sarebbero state inviate sul posto le forza armate generali (PGA) e rinforzi della polizia.
I Penan a cui è stato chiesto di trasferirsi per lasciar spazio alla diga sono circa 1.400. Murum è la prima di una serie di 12 dighe progettate nel Sarawak. I Penan del villaggio di Long Wat sono già stati trasferiti in una delle aree di reinsediamento, ma i villaggi rimanenti stanno opponendo resistenza per avere più terra e un risarcimento più alto.
Nell’ottobre dell’anno scorso, i Penan avevano bloccato la diga per 36 giorni. Tolsero l’assedio solo quando il governo comunicò loro che avrebbe preso in considerazione le loro richieste se avessero interrotto la protesta. Tuttavia le autorità non hanno onorato le promesse e le richieste dei Penan non hanno ancora avuto risposta.
Due settimane fa, tra lo sgomento degli osservatori, sono iniziate le fasi di riempimento della diga senza che fossero stati avvisati i Penan, che si vedranno sommergere case e foreste natali. Per riempire il bacino ci vorrà circa un anno.
"Non è vero che noi Penan non vogliamo cambiare né migliorare" ha dichiarato a Survival dalla barricata Lugang Usang, segretario della PEMUPA. "Ci hanno portato via la nostra terra tradizionale, i nostri luoghi di sepoltura ancestrali, i nostri fiumi e le foreste, e ora il governo nega e ci minaccia. Queste azioni criminali del governo rendono le nostre vite miserabili."
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