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Mali / Complessità di una crisi che parrebbe irresolubile

Creato il 28 settembre 2012 da Marianna06

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E’ desiderio non solo dei maliani, ma anche di tutti coloro che aborriscono il terrorismo islamico, portatore di morte e di sofferenze, che il Mali ritorni ad essere un Paese pacifico come lo è sempre stato prima che anche lì, nel suo territorio, esplodesse il cosiddetto malefico “bubbone” dell’ Al Quaida maghrebino.

Per quel che riferiscono fonti attendibili il perdurare di una crisi a bassa intensità, ma che è crisi comunque, e con essa l’assenza di pace interna (la gente comune mena l’esistenza con grosse difficoltà per tutto), a partire dal giorno del golpe militare del marzo scorso e dalla instabilità politica, palese e manifesta, delle istituzioni di Bamako (in città regna il caos), preoccupa fortemente i Paesi confinanti nello stesso continente africano come, ad esempio, il Niger e anche un Benin che,seppure distante, si è fatto sentire  in merito. E lo stesso Senegal, che intende fare il suo percorso senza interferenze di marca fondamentalista.

E poi c’è l’ Europa (in particolare la Francia di Hollande), che parla del Mali, territorialmente minacciato come parlasse della sua Francia (Françafrique???) e, infine, gli Stati Uniti.

Grande delusione ha sortito purtroppo la riunione di mercoledì scorso,tenutasi a New York, in sede Onu e conclusasi con il consueto temporeggiamento.

Chiarissimo è stato però il Segretario generale, Ban Ki Moon, il quale, ascoltato le parti, non intenderebbe assolutamente privilegiare l’ipotesi di un fare ricorso all’uso delle armi nel nord del Mali contro i gruppi ribelli armati.

Dello stesso avviso è stato il Segretario di Stato statunitense, Hillary Clinton  contrariamente al parere di François Hollande di fornire tutti gli aiuti logistici e militari necessari alle truppe della Cedeao , cioè ai Paesi dell’Africa occidentale.

Intanto, mentre si chiacchiera nelle alte sfere e non si arriva al punto,quello autentico che interessa i maliani, riacquistare stabilità politica e con essa pace per tutti, i gruppi armati dei  fondamentalisti islamici di differente matrice e provenienza ma di certo di comuni intenti (islamizzare nel peggiore dei modi l’intero Sahel per poter mettere poi le “mani” sulle sue ricchezze e avere gioco libero e facile in politica) hanno fortificato le loro difese nelle città di Gao,Kidal e Timbuctù, devastando e incutendo terrore alla popolazione civile.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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