Mali, porte e portoni

Quest'oggi mi sono ritrovata a riflettere su un detto: “Non tutti i mali vengono per nuocere...”. Trito e ritrito come un supersoffritto per risotti, questo motto lo si tira fuori quando ci si vuole tirare su il morale: una specie di basta un poco di zucchero e la pillola va giù. Sarà anche consolatoria sta frase, ma proprio oggi ho cominciato a riflettere sul senso intrinseco. Sì, sarà anche vero che dalle brutte esperienze, molte volte, si cava fuori qualche insegnamento, qualche piccolo monito che ci donerà un po' più di cautela in situazioni future; ma è anche vero che quando si sta male, si sta male e basta.
Ci sentiamo più vulnerabili, ci sentiamo feriti e poco fiduciosi nei confronti del nostro futuro incerto: che si tratti di una delusione amorosa o di un sonoro no da parte di qualche datore di lavoro, la ferita c'è, e pure brucia.
Se poi si tratta di una tendinite che ti prende proprio in mezzo al tuo allenamento in palestra, beh, allora proprio non la capisci sta maledetta frase. Perchè, cosa mai posso imparare da un dolore lancinante al piede? Che devo smetterla di allenarmi? Che forse dovrei camminare sulle mani? No, a detta della dottoressa del pronto soccorso devo solo cambiare tutto il mio reparto calzature: dalle ballerine agli infradito, dalle Converse agli stivali... Eppure ultimamente mi sono anche impegnata a prendere scarpe più, come dire, ergonomiche.
E poi ti ritrovi a leggere i giornali, sì, quelli in cui c'è la foto del Trota con una faccia che al massimo gli potrebbe valere il nome di “il Pirla”, e pensi “ma questo male, oltre a nuocere, cosa straminchia ha fatto?”. Lo so, spesso non ci sono spiegazioni logiche che diano un senso alle nostre esistenze, però, davvero, il Trota cosa ha fatto? E soprattutto, come?
Mi auguro che non tutti i mali vengano per nuocere e che, per tirare fuori un'altra frase fatta, dopo essersi chiusa una porta si apra un portone. Se poi il portone sbattesse in faccia a tizi come il Trota, beh, questo sarebbe proprio il massimo.