Mali…ziosi pensieri di Piero Cammerinesi

Creato il 30 gennaio 2013 da Conflittiestrategie


di Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine e Altrainformazione)

Molto probabilmente tra chi sta leggendo queste righe saranno in pochi a sapere dove si trova il Mali sulla carta geografica, e quasi certamente nessuno vi si sarà mai recato per turismo, eppure sappiate che  – come dimostra l’intervento francese, e non solo – questo poverissimo e dimenticato Paese africano ha qualcosa che attira irresistibilmente la cupidigia dei nobili paladini della civiltà occidentale.

Apro i giornali e, come su altre, trovo su questa vicenda solo menzogne e mezze verità che la stampa mainstream si guarda bene dallo smascherare.

Partiamo dal pretesto – oops, scusate, volevo dire dalla giustificazione – dell’intervento: i cattivoni di turno, gli integralisti islamici, dopo aver sconfitto i tuareg del MNLA, che avevano proclamato l’indipendenza della regione dell’Azawad, stavano marciando su Bamako, la capitale del Mali, ormai spezzato in due e incapace di reagire.

Ecco che allora i ‘nostri’ – in questo caso i francesi – hanno lanciato l’operazione Serval, vero e proprio atto di aggressione militare, dichiarando di voler inviare 2.500 soldati per sostenere le forze armate del Mali nel conflitto contro i ribelli islamici. “Abbiamo un unico obiettivo. Garantire che quando ce ne andremo, quando il nostro intervento sarà concluso, il Mali sarà sicuro, avrà una autorità legittima, un svolgimento elettorale regolare e non ci saranno più terroristi a minacciare il suo territorio”.

Parole sante. La grandeur dei cugini d’oltralpe che si risveglia.

Quello però che non mi torna è che in questo caso sono tutti d’accordo, anche i competitor della Francia, che venderebbero la madre pur di strappare alla ex-potenza coloniale brandelli di quei territori dove l’influenza francese è ancora pienamente operativa.

Scrive infatti l’autorevole Time: “In Francia c’è una paura, probabilmente fondata, che un Mali in mano agli islamici radicali possa costituire una minaccia soprattutto per la Francia, dal momento che la maggior parte di questi estremisti islamici sono di lingua francese e molti hanno parenti in Francia. (Fonti di intelligence di Parigi hanno rivelato al TIME di aver identificato aspiranti jihadisti in partenza dalla Francia verso il nord del Mali per allenarsi e combattere.) Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM), uno dei tre gruppi che compongono l’alleanza islamica del Mali e che fornisce gran parte della leadership, ha anche indicato la Francia – il rappresentante del potere occidentale nella regione – come obiettivo primario da attaccare”.

Pieno appoggio dunque.

Peccato però che il TIME non informi i suoi lettori sul fatto che Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) sia un alleato strettissimo del gruppo combattente islamico libico, quel LIFG a sostegno del quale la Francia è intervenuta a fianco della NATO nell’invasione della Libia dello scorso anno, fornendo armi, addestramento, forze speciali e anche aerei per rovesciare il legittimo governo di Gheddafi. E pensare che già nel 2007 il numero due di Al-Qaeda, Al Zawahiri, aveva annunciato ufficialmente la fusione tra LIFG e al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM). Dunque da allora LIFG e AQIM erano la stessa cosa sotto la direzione di Abdul Hakim Belhaj, allora leader del LIFG in Libia.

Proprio di quel Belhaj che ha guidato – grazie al sostegno della NATO – il rovesciamento di Gheddafi, gettando la nazione in un abisso di lotte intestine genocide.

Cosa? Amici e nemici alleati… mmmh, c’è qualcosa che non quadra!

Pensare che di quest’attuale sfascio della Libia ha bofonchiato ultimamente persino il nostro ineffabile Berlusconi che ogni tanto – parlando fuori del coro – dice anche qualcosa di vero.

E sapete dove sta ‘lavorando’ oggi il nostro Belhaj?

Guarda caso in Siria, dove – sul confine turco-siriano – sta promettendo armi, denaro e soldati al cosiddetto ‘esercito siriano libero’ anche questa volta protetto e affiancato dalla NATO.

Ma passiamo a casa nostra: da noi che si dice su questa vicenda?

Il Corriere titola: “L’intervento in Mali fa riscoprire ai francesi l’orgoglio nazionale” e Repubblica “La Francia all’attacco di Al Qaeda in Mali”.

Più o meno dello stesso tenore tutti gli altri organi di stampa mainstream.

Insomma, tutto a posto, no? La grandeur francese, i feroci terroristi islamici da annientare, delle popolazioni da liberare, tutto secondo copione…

Abbiamo visto che la Francia non è sola in questa ennesima ‘guerra umanitaria’; è sostenuta da altri membri della NATO come Canada, Belgio, Danimarca e Germania e ora anche dall’Italia.

Ma non basta. Il segretario alla Difesa americano Panetta ha confermato che gli Stati Uniti hanno fornito informazioni alle forze francesi in Mali.

Una ‘santa alleanza’, insomma, al servizio della civiltà contro la barbarie.

Peccato che anche qui i media omettano di fornire ai propri lettori alcune chiavi di lettura che potrebbero essere di grande aiuto per scorgere i veri motivi dell’ennesima invasione post-colonialista.

Ebbene, come si diceva all’inizio, questo Paese africano ha qualcosa che non può non attirare l’ingordigia dei Paesi ricchi: le sue straordinarie risorse naturali.

Vediamo brevemente di che si tratta.

1) Uranio. L’esplorazione è attualmente in atto da parte di svariate aziende; se i giacimenti di Samit, nella regione di Gao sono solo di 200 tonnellate, nell’area di Falea si stima vi siano almeno 5000 tonnellate di uranio.

2) Oro. Il Mali è il terzo produttore africano d’oro ed è un Paese minerario da cinque secoli. Ha attualmente sette miniere d’oro attive: Kalana e Morila nel Sud, Yatela, Sadiola e Loulo ad Ovest, e Syama e Tabakoto che hanno recentemente ripreso la produzione. Altre miniere in progettazione sono sono: Kofi, Kodieran, Gounkoto, Komana, Banankoro, Kobada e Nampala.

3) Petrolio. Le perforazioni hanno indicato sin dagli anni ’70 del secolo scorso l’esistenza di giacimenti di petrolio (Taoudeni, Tamesna, Ilumenden, Fosso Nara e Gao). Mali potrebbe anche fornire un percorso strategico di trasporto sub-sahariano per le esportazioni di petrolio e gas verso l’occidente.

4) Pietre preziose. Diamanti, nelle regioni di Kayes e di Sikasso, granati e rari minerali magnetici (Nioro e Bafoulabe), pegmatite (Bougouni e Faleme), granati e corindoni (Le Gourma) e ancora: quarzo e carbonati, minerali di ferro, bauxite e manganese.

Si stimano in oltre 2 milioni di tonnellate le riserve potenziali di minerale di ferro situati nelle zone di Djidian-Kenieba, Diamou e Bale, mentre quelle di bauxite a Kita, Kenieba e Bafing-Makana si pensa siano 1,2 milioni di tonnellate.

E non è finita. Piombo e zinco (Tessalit con 1,7 milioni di tonnellate di riserve stimate), rame (Bafing Makan, Ouatagouna), depositi calcarei di roccia (Gangotery est, Bah El Heri), fosfato (Tamaguilelt, potenziale stimato in 12 milioni di tonnellate), marmo (Selinkegny e Madibaya), gesso (Taoudenit, Kereit), caolino (Regione del Nord, Gao), litio (Kayes e Bougouni), scisto bituminoso (Agamor e Almoustrat), lignite (Bourem), salgemma ( Taoudenni), diatomite (Douna Behri).

Niente male eh? Eppure secondo quello che ci raccontano i media mainstream, l’obiettivo di questa guerra non è altro che salvare le povere popolazioni – minacciate dai feroci guerriglieri islamici – di un misero Paese privo di risorse naturali…

E dopo che le avranno ‘salvate’?

Ce ne saranno altre da ‘salvare’; il Mali non sarà certamente l’ultimo Paese africano a essere aiutato dai nostri ‘liberatori’. È, infatti, più che verosimile che il coinvolgimento francese in Mali farà sconfinare il conflitto in Algeria – e la strage di ostaggi di oggi sembra davvero un presentimento – uno dei Paesi già da tempo nel mirino della ingordigia euro-americana, la quale vuole creare una catena di stati dove favorire regimi radicali da cui poi ‘liberarli’ per poterne infine ‘legalmente’ sfruttare le risorse energetiche come in Afghanistan e in Iraq.

Non trascurando di ingrassare – s’intende – le corporation delle armi; senza guerre come si fa a venderle, le armi?

Si tratta di un ‘nuovo ordine’ geopolitico accuratamente pianificato che ha preso le mosse dall’invasione della Libia – diventata oggi una roccaforte di Al-Qaeda – che è servita da vera e propria ‘rampa di lancio’ per altre ‘nobili imprese’…

Sempre con la benedizione di NATO e USA.


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