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Malparlieri vil razza dannata. Rossini, Pirandello, Saviano

Creato il 09 marzo 2015 da Dragoval

Malparlieri  vil razza dannata. Rossini, Pirandello, Saviano

Malparlieri è una bellissima parola di origine provenzale per designare una categoria infame, ovvero coloro che sono sempre pronti a infangare e infamare, per interesse o per puro gusto, la reputazione altrui . La specie infestante prospera dovunque: nei gruppi di giovani, nei luoghi di lavoro, nelle trasmissioni televisive, sulle colonne dei giornali, e ultimo ma non ultimo, nell'immensa comunità virtuale della rete. Così, tra il serio e faceto, senza dimenticare che, davanti ad una reputazione distrutta e alla conseguente rovina che ne segue- economica, politica, sociale o personale che sia; e spesso è tutto questo insieme- la farsa spesso si trasforma in tragedia.

La citazione di Rossini potrà apparire al tempo stesso pleonastica e imprescindibile. NeIl Barbiere di Siviglia, il viscido Basilio non ci mette molto a convincere don Bartolo della opportunità di screditare il Conte d'Almaviva per allontanarlo dal cuore della bella Rosina. E così, dove il paragone per bellezza o per doti personali sarebbe impietoso, ecco che arriva la calunnia, un venticello/un'arietta assai gentile/ che insensibile, sottile,/lentamente, dolcemente/ incomincia, incomincia a sus-sur-rar.

Malparlieri  vil razza dannata. Rossini, Pirandello, Saviano
climax ascendente: se la calunnia si insinua nelle orecchie della gente piano piano, e fa gonfiare i cervelli del gregge obbediente, lo schiamazzo va crescendo [crescendo rossiniano, ca va sans dire :-) ], per assumere poi le conseguenze di una catastrofe naturale, come le alluvioni o i venti devastanti ormai sempre più noti anche alle nostre latitudini : prende forza a poco a poco,/scorre già di loco in loco,/ sembra il tuono, la tempesta/ che nel sen della foresta/,va fischiando, brontolando, e ti fa d'orror gelar.

Alla fin trabocca, e scoppia,si propaga si raddoppia e produce un'esplosione: come un colpo di cannone/un tremuoto, un temporale/un sussulto generale /che fa l'aria rimbombar

Ma ciò che è veramente agghiacciante è la condizione della vittima della calunnia, vittima certa di morte civile, se non fisica: Il meschino calunniato,/avvilito, calpestato,/sotto il pubblico flagello/ per gran sorte va a crepar.

Una delle novelle più note della monumentale raccolta pirandelliana è senza dubbio La patente, nota anche per la versione televisiva, sceneggiata da Vitaliano Brancati e interpretata da Totò, forse con qualche guittezza di troppo rispetto alla sobrietà del testo originale.

Rosario Chiàrchiaro, il protagonista, è chiamato davanti al giudice D'Andrea, trasparente alter ego dell'autore, che non può rassegnarsi al processo intentato dal Chiàrchiaro contro due giovani figli delle baronie di paese, beccati in flagrante a fare gli scongiuri al suo passaggio, in virtù della fama di iettatore che ha portato l'uomo alla rovina completa:

Il giudice D'Andrea si curvò, si prese la testa tra le mani, commosso, e ripeté: Povero caro Chiàrchiaro mio, povero caro Chiàrchiaro mio, bel capitale! E che te ne fai? che te ne fai? - Che me ne faccio? - rimbeccò pronto il Chiàrchiaro. - Lei, padrone mio, per esercitare codesta professione di giudice, anche così male come la esercita, mi dica un po', non ha dovuto prender la laurea? - La laurea, sì. - Ebbene, voglio anch'io la mia patente, signor giudice! La patente di jettatore. Col bollo. Con tanto di bollo legale! Jettatore patentato dal regio tribunale. - E poi? - E poi? Me lo metto come titolo nei biglietti da visita. Signor giudice, mi hanno assassinato. Lavoravo. Mi hanno fatto cacciar via dal banco dov'ero scritturale, con la scusa che, essendoci io, nessuno più veniva a far debiti e pegni; mi hanno buttato in mezzo a una strada, con la moglie paralitica da tre anni e due ragazze nubili, di cui nessuno vorrà più sapere, perché sono figlie mie; viviamo del soccorso che ci manda da Napoli un mio figliuolo, il quale ha famiglia anche lui, quattro bambini, e non può fare a lungo questo sacrifizio per noi. Signor giudice, non mi resta altro che di mettermi a fare la professione dello jettatore! Mi sono parato così, con questi occhiali, con quest'abito; mi sono lasciato crescere la barba; e ora aspetto la patente per entrare in campo! Lei mi domanda come? Me lo domanda perché, le ripeto, lei è un mio nemico! - Io? - Sissignore. Perché mostra di non credere alla mia potenza! Ma per fortuna ci credono gli altri, sa? Tutti, tutti ci credono!
Malparlieri  vil razza dannata. Rossini, Pirandello, Saviano

Malparlieri  vil razza dannata. Rossini, Pirandello, Saviano
P erché, in verità, era un caso insolito e speciosissimo quello d'un jettatore che si querelava per diffamazione contro i primi due che gli erano caduti sotto gli occhi nell'atto di far gli scongiuri di rito al suo passaggio. Diffamazione? Ma che diffamazione, povero disgraziato, se già da qualche anno era diffusissima in tutto il paese la sua fama di jettatore? se innumerevoli testimonii potevano venire in tribunale a giurare che egli in tante e tante occasioni aveva dato segno di conoscere quella sua fama, ribellandosi con proteste violente? Come condannare, in coscienza, quei due giovanotti quali diffamatori per aver fatto al passaggio di lui il gesto che da tempo solevano fare apertamente tutti gli altri, e primi fra tutti - eccoli là - gli stessi giudici? E il D'Andrea si struggeva; [...] il grasso Manin Baracca, il quale, portando in trionfo su la pancia un enorme corno comperato per l'occasione e ridendo con tutta la pallida carnaccia di biondo majale eloquente, prometteva ai concittadini che presto in tribunale sarebbe stata per tutti una magnifica festa. Orbene, proprio per non dare al paese lo spettacolo di quella "magnifica festa" alle spalle d'un povero disgraziato, il giudice D'Andrea prese alla fine la risoluzione di mandare un usciere in casa del Chiàrchiaro per invitarlo a venire all'ufficio d'Istruzione. Anche a costo di pagar lui le spese, voleva indurlo a desistere dalla querela, dimostrandogli quattro e quattr'otto che quei due giovanotti non potevano essere condannati, secondo giustizia, e che dalla loro assoluzione inevitabile sarebbe venuto a lui certamente maggior danno, una più crudele persecuzione.

Ma Chiàrchiaro rimane sordo alle obiezioni e alle implorazioni del giudice. Consapevole del fatto di trovarsi davanti un uomo di pena che comprende la sua, nondimeno si dichiara irremovibile di fronte alla prospettiva di perdere, ormai, il suo unico capitale:

Nella sua condizione disperata e grottesca, umoristica, Chiàrchiaro è fratello di Belluca, il protagonista de Il treno ha fischiato : esponenti di un'umanità avvilita e torchiata dalla vita e dal sistema sociale a cui non pare vero di riconoscere in questi infelici dei perfetti capri espiatori, in cui forse lo stesso Pirandello, - che conosce l'esperienza della declassazione a seguito del crollo delle miniere di zolfo in cui erano investite le risorse della famiglia- si è rispecchiato e riconosciuto.

RISORSE E NOTE A MARGINE *Il testo dell'aria rossiniana- e considerazioni analoghe sul tema - qui

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La calunnia e il discredito, però, sanno colpire molto più duro di così, soprattutto se ad essere coinvolto non è l'individuo in quanto tale ma in quanto rappresentante delle istituzioni, come implacabilmente denuncia Roberto Saviano nel suo monologo La macchina del fango, recitato nella trasmissione Vieni via con me andata in onda l'8 Novembre 2010. Il risultato è la ferita insanabile provocata nella coscienza e nella società civile italiana il 23 Maggio 1992- e tornata crudelmente a lacerarsi il 19 Luglio dello steso anno; ma se questo è dolorosamente storia nota, meno noto è il fuoco di fila di insulti e sospetti di protagonismo carrierista a cui Falcone e Borsellino sono stati sottoposti da colleghi e intellettuali ( viene pesantemente strumentalizzato in tal senso anche un articolo di Leonardo Sciascia sul Corriere del 10 Gennaio 1987, Professionisti dell'antimafia), e le ore di anticamera che Falcone era costretto a fare prima di essere ricevuto alla Procura di Roma. Sentire la voce di Falcone- vederlo ospite telesivo: e anche per queste sue rare comparse quanto fango gli hanno schizzato addosso!-è particolarmente toccante: si vede in lui un uomo normale, una persona normale, straordinariamente dignitosa ma in cui risuona la consapevolezza di essere stato lasciato solo.

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-e657dcb5-6616-4ec1-bc33-461fddab0983.html

**Il testo integrale della novella La patente, con annessa versione teatrale qui


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