A due anni dal sisma la zona di Modena è colpita da un’altra terribile calamità: l’esondazione del fiume Secchia, infatti, ha provocato l’alluvione dei terreni agricoli e l’evacuazione di più di 100 persone.
L’esondazione del Secchia, a Modena (meteoweb.eu)
L’ondata di acqua e fango che ha colpito la provincia di Modena, domenica 19 gennaio, in seguito alla rottura dell’argine destro del fiume Secchia in località S. Matteo, ha coperto gran parte dei terreni agricoli dei comuni di Bastiglia, Sorbara, Bomporto, San Prospero, Camposanto, San Felice e Medolla, territori che erano già stati colpiti duramente dal Sisma del 20 e 29 maggio 2012. La Prefettura ha disposto l’evacuazione di circa 100 persone residenti in alcune frazioni di Bastiglia, Bomporto e Modena, dove i residenti sono stati prelevati dai vigili del fuoco in elicottero. E’ stata sfollata anche la casa di riposo Sant’Anna, che si trova proprio vicino all’argine dove il fiume è straripato.
Le acque stanno iniziando solo in alcune aree a ritirarsi e al momento non è possibile verificare direttamente i danni e i quantitativi di fango e detriti depositati, in particolare sui cereali. Da una prima analisi di Confagricoltura si stimano danni ingentissimi alle colture, ma anche ai fabbricati e alle attrezzature. C’è grande preoccupazione anche per le colture arboree, in particolare vite e pero. Ed è grave la situazione per alcuni allevamenti bovini e suini situati nelle aree coinvolte.
Dalla prime stime effettuate da Confagricoltura Modena sono state direttamente coinvolte dall`accaduto circa 110 aziende associate, per un totale di circa 2.600 ettari e una decina di allevamenti di suini e di bovini da carne e da latte e di equini, senza contare tutti gli animali di bassa corte. I dati sono tuttavia ancora provvisori a causa dell`avanzare del fronte dell`esondazione. Ad oggi solo poche aziende hanno provveduto a spostare i capi giovani perchè più vulnerabili all`arrivo dell`acqua. Altri allevamenti hanno dovuto attendere impotenti di fronte all`avanzata dell`acqua non riuscendo, a causa dell`interruzione della viabilità, a spostare gli animali. Nella zona sono infatti presenti allevamenti di tori da carne di circa 1.400 capi, allevamenti suinicoli con circa 8.200 capi ad oggi tutt`ora isolati, allevamenti di vacche da latte che contano 400 capi in lattazione ed un maneggio con una decina di cavalli.
Molte aziende inoltre segnalano danni a concimi, fitofarmaci, attrezzature e macchine agricole, scorte di foraggi, mangimi, cereali, ed in alcuni casi anche ad acetaie che erano temporaneamente delocalizzate a seguito del terremoto in locali al pian terreno. Si segnalano, inoltre, danni ad alcune cantine tra cui quella di Sorbara, da due giorni coperta da 30 cm d`acqua.
“Siamo di fronte ad un disastro annunciato – dice la presidente di Confagricoltura Modena, Eugenia Bergamaschi, la cui azienda situata a 200 metri dalla falla del fiume è stata una delle prime ad essere coinvolta -. Da anni denunciamo una forte preoccupazione sulla gestione degli argini e del letto del fiume Secchia, ma i nostri proclami non sono stati ascoltati e ora ci troviamo ad affrontare una situazione drammatica. In primo luogo come cittadina, ma anche come presidente di Confagricoltura Modena, voglio avere risposte da chi in tutti questi anni non ha lavorato per prevenire un incidente di questa portata. I controlli e la manutenzione sono scarsi, superficiali o inesistenti. Dopo le piene il letto del fiume non viene pulito e nutrie e volpi costruiscono le loro tane all`interno dell`argine stesso, rendendolo più debole. Mi chiedo cosa abbia fatto l’Aipo in tutti questi anni. Così oggi ci troviamo ad affrontare una nuova emergenza, a 20 mesi dal terremoto, con nuovi problemi e danni economici ingenti, in un contesto già complicato”.
Non più tardi di giovedì 16 gennaio la stessa presidente Bergamaschi aveva ribadito le proprie preoccupazioni all’assessore Regionale Tiberio Rabboni di fronte ad una platea di tecnici impegnati nella discussione del nuovo PSR, sottolineando l`importanza di tutelare il territorio di pianura, anch’esso fragile e vulnerabile al pari di quello della montagna. (fonte meteoweb.it)