Malvenuti al club
Da Anarchicolfanonima
I nuovi schiavi del lavoro stagionale sono italianiOtto anni fa un’inchiesta giornalistica dell’Espresso portò alla luce delle cronache la situazione dei lavoratori stagionali in Puglia, nel Meridione agricolo d’Italia: tanti immigrati di molte nazionalità extracomunitarie e comunitarie erano sottoposti a turni lavoro massacranti che arrivavano alle 12-14 ore giornaliere, impiegati nella raccolta della frutta e della verdura per paghe misere di venti euro al giorno. Nel 2014 la situazione non è affatto cambiata, non fosse per la nazionalità dei lavoratori stagionali: a doversi accontentare di salari sempre più bassi, spesso in nero e con giornate di meteo avverso non pagate, ci sono anche moltissimi italiani disoccupati, che si appigliano al lavoro stagionale per mantenere le famiglie e riuscire a sopravvivere con paghe da schiavitù, che vanno ad affiancare l'intervento economico di genitori e nonni con pensioni dignitose.I salari per il lavoro stagionale nella raccolta dei pomodori, delle pesche o delle olive, le principali coltivazioni della Puglia, si aggirano dai 20 euro per dodici ore di lavoro al giorno, a partire dall’alba, fino ai 40-45 euro giornalieri: tutto in nero, naturalmente, senza contributi e senza garanzie in caso di infortunio o malattia, né tantomeno copertura per le giornate di maltempo durante le quali non è possibile uscire nei campi a lavorare.Ciò che emerge dalla nuova inchiesta è la varietà di persone che si trova a dover fare i conti con caporali e proprietari terrieri che li mettono a libro paga, ovviamente con stipendi miseri e spesso irregolari: ci sono laureati, ragionieri, geometri, commercianti, panettieri, muratori, tutti lasciati a casa e senza lavoro da una crisi economica che nel mondo dell’agricoltura ha fatto più danni del maltempo. I caporali garantiscono le paghe basse ai lavoratori stagionali e mantengono l’ordine tra gli “impiegati” tenendosi una percentuale dei guadagni del proprietario del terreno o del coltivatore: è a loro che si fa riferimento ed è a loro che si deve sottostare per ottenere il lavoro, nonostante sia poco pagato.Uno degli intervistati dai giornalisti de L’Espresso non trattiene la vergogna: per lui tornare a lavorare la terra dopo anni nell’imprenditoria locale è stato un affronto, la campagna lo deprime e si sente come un conte decaduto, non perché il lavoro nei campi non sia nobile, ma per la parabola discendente che si è trovato a vivere. Non c’è pace tra gli ulivi, ma nemmeno tra i peschi e i pomodori: la rassegnazione alla necessità del misero guadagno pur di sopravvivere è il penoso risvolto di un Paese che ha perso totalmente il controllo sul mercato del lavoro.
Scritto da Arianna Galati/ Yahoo Finanza
La mia signora V....con marito e figlia, ha cambiato casa. Si è trasferita in un bell'appartamento nel centro storico. Oltre al fatto che devo percorrere il doppio della strada (e del tempo) per raggiungerli, non c'è parcheggio. Che dite: mi hanno offerto di utilizzare, per lo stretto necessario, uno dei loro tre box? Oppure mi hanno detto di pagarmi il parcheggio (euro 2.90 all'ora) + pagarmi il biglietto dell'autobus dal parcheggio a casa loro, tanto mi danno ben 7 euro all'ora e ci sto' dentro? Ah dimenticavo, in nero ovviamente, cioè senza malattie, infortuni, tredicesima, ferie pagate (neppure quando loro vanno in ferie, due mesi d'estate a Forte Dei Marmi)? Dopo averle dette queste cose, e ormai le sanno tutti, tagliamo la testa a Maria Antonietta o continuiamo a credere che lo farà lei di sua spontanea volontà?
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