Magazine Psicologia
L’atto del parlare implica l’intervento di diversi organi concatenati fra loro che fanno parte del cosiddetto apparato fono-articolatorio. Questo è formato da organi che svolgono principalmente altre funzioni, come quelle masticatorie e respiratorie, e possono essere organi mobili o fissi.
Sono organi mobili le labbra, la mandibola, la lingua e le pliche vocali (conosciute anche come corde vocali): variando la posizione di questi ultimi, il parlante modifica il flusso dell’aria polmonare, producendo e articolando i diversi suoni della nostra lingua.
Sono invece organi fissi i denti, gli alveoli, il palato duro e il palato molle.
A questi si possono aggiungere tutti gli organi da cui viene l’aria espiratoria, cioè i polmoni, la laringe, la faringe e il naso, che partecipa alla produzione di suoni nasali.
In questo articolo, però, mi limiterò a trattare degli organi mobili e dell’importanza della pianificazione, programmazione ed esecuzione dei loro movimenti a livello articolatorio e non solo.
Le competenze prassiche risultano strettamente connesse allo sviluppo linguistico e sono una condizione necessaria (anche se non sufficiente) ad esso. Un sistema motorio abile e flessibile genera comandi motori efficienti i quali permettono (nel caso del linguaggio verbale) una corretta articolazione dei foni.
Ma…Che cosa sono le PRASSIE? Con questo termine si intendono i movimenti volontari e coordinati che si sviluppano sulla base di esperienze ripetute e si realizzano nell’esecuzione delle sequenze motorie apprese. L’apprendimento delle prassie prevede
- base percettivo-motoria integra
- capacità di automatizzazione
Anche la produzione di fonemi prevede la messa in atto di prassie (che in questo caso vengono chiamate articolatorie); per poter impostare correttamente un suono dunque è necessario possedere un corretto movimento degli organi fono-articolatori che varia a seconda del fonema da produrre e anche a seconda dei suoni che lo precedono e seguono. E’ necessario, quindi, possedere una buona competenza COARTICOLATORIA.
Per aiutare il bambino ad acquisire queste competenze si possono proporre i cosiddetti esercizi di prassie oro-bucco-facciali, che comprendono tutti i movimenti che investono la muscolatura mimico facciale di guance, labbra, lingua, stimolandone la precisione nei movimenti per lingua e labbra e il tono muscolare per le guance. L’esecuzione di questi movimenti e di sequenze di movimenti aumenta, dunque, la consapevolezza del bambino nel produrre gesti articolatori e la padronanza nel muovere i propri organi, che a loro volta agevoleranno notevolmente l’apprendimento dei diversi foni.
Ecco quindi alcuni esempi di movimenti con cui poter sollecitare il proprio bambino, fin dai primi anni di vita:
− Lingua fuori – lingua dentro
− Lingua su, verso il naso – lingua giù, verso il mento
− Lingua a destra – lingua a sinistra
− Toccare con la lingua tutti i denti
− Con la bocca spalancata, fare un cerchio prima in senso orario e poi antiorario intorno alle labbra
− Labbra in fuori (come per fare il bacio) e poi distese (come per fare un sorriso).
− Gonfiare le guance e trattenere l’aria. Poi gonfiare una guancia per volta.
Ovviamente leggendoli non sembrano molto diversi dalle classiche boccacce, che anche noi facevamo da bambini e che magari oggi ci capita di rimproverare ai nostri figli.
Potrebbe, però, essere utile ricavare un po’ di tempo per voi e per il vostro bambino a fare le boccacce, davanti a uno specchio, in modo da accompagnarlo verso la consapevolezza di tutti i movimenti che gli organi della nostra bocca sono in grado di eseguire ed aiutarlo, così, nell’articolazione corretta prima dei singoli suoni, poi delle parole e successivamente dell’intera frase.
Stella Rimoldi
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Massimo Silvano Galli
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