Magazine Diario personale
I post di EroLucy sia sul blog che su FB riguardo ai padri che si disinteressano dei figli mi hanno toccato per svariati ovvi e meno ovvi motivi.Ho letto molti commenti che mi hanno emozionato, mi hanno fatto arrabbiare, mi hanno fatto commuovere ed hanno mosso dentro di me non poche riflessioni.La parte più scontata è la sofferenza dei figli, il senso di rifiuto e la percezione colpevole del disinteresse del genitore.Ma la parte che mi ha fatto pensare di più è stata la nota di alcune commentatrici, oltre che mia, sul fatto che i figli danno per scontato l’amore del genitore presente, mentre non mettono in discussione il genitore assente per ulteriore timore di perderlo.È umanamente comprensibile, soprattutto se teniamo a mente che si parla di bambini, meno capaci di difendersi, con meno bagaglio di esperienza per affrontare il dolore e soprattutto con il forte bisogno di sapere che i genitori li amano.Non voglio entrare nel merito qui dei perché e dei percome.12 anni di pazienza ed assai rospi ingoiati mi permettono di dire che intrattenere rapporti civili non è sempre una passeggiata.Che diciamoci la verità, ok, bisogna scindere il dolore di donna da quello di madre. Ma quando tireresti sotto volentieri il tuo ex sulle strisce pedonali per quello che ti ha fatto e poi dopo 5 minuti lo devi legittimare come genitore perché (ribadisco) è GIUSTO così, ti serve non poca forza interiore e tanta citrosodina per mandar giù i famosi rospi.Tuttavia noi facciamo finta che siamo tutte brave, che what’s rancore?, che essere civili è invece una passeggiata. E torniamo al centro del post.Quando un genitore latita il figlio pensa quasi sempre che possa essere colpa sua (del figlio).Si sente frustrato, si sente rifiutato, è rabbioso e purtroppo spesso rivolge questi sentimenti negativi su di sé, soffrendo non poco.PdC si è sentito così fino ad almeno 4 anni fa, rabbia è riduttivo dei suoi stati d’animo. E la rabbia era tutta rivolta a sé stesso.Poi un giorno gli ho portato a casa un sacco da boxe rosso coi guantoni. Gli ho detto che poteva usarlo al posto di sé stesso quando era arrabbiato e che poteva farne ciò che voleva.Il sacco è ancora vivo, ma non avrei voluto essere al suo posto, e non poche volte.Era il mio modo per spiegare senza troppe parole a Ciccio che la rabbia si può anche esternare, magari non menando qualcuno, però almeno riconoscendola.Da lì è iniziato un processo di apertura sua, che ha iniziato ad arrabbiarsi, ma che non poteva manifestare con chi di dovere la rabbia, pena il timore di un ulteriore allontanamento.Così si arrabbiava con me.Stava con suo padre una sera, rose e fiori, poi tornava a casa ed attaccava briga.Non si può pretendere che un ragazzino sia più saggio di un adulto, tuttavia io credo che non possiamo permettere al bene che vogliamo ai figli di non fare il loro bene.Non vi dirò quanto ho sofferto in silenzio, quanto avrei voluto solo consolarlo.Ma ho sempre pensato che impariamo ad amare e ad essere amati in famiglia (ne so qualcosa come figlia).E quindi mi sono detta che non potevo lasciar correre.Non solo perché il fatto di essere un adulto ed un genitore presente non fa di te un punching ball. Ma anche perché non volevo che si instaurasse la dinamica dell’amore malato.Dell’in amor vince chi fugge.È giusto che PdC pensi che può dare per scontato il mio amore, nel senso che io ci sarò sempre per lui.Ma non è giusto che impari che se qualcuno ti ama allora non devi alimentare quell’amore.Mentre invece, se qualcuno in qualche modo ti tiene sulla corda, allora lì investi (sbagliando) le tue energie a scapito invece di un rapporto sano.Non ho rancori verso il padre di PdC come donna.Ho elaborato, capito, imparato e mi sono assunta la mia parte di responsabilità indipendentemente poi dalle percentuali. Quindi negli ultimi 12 anni ho fatto tutto quello che ho potuto, voluto, dovuto per mantenere la porta aperta, perché il filo per quanto tirato non si rompesse, perché venisse loro data la possibilità di costruire un rapporto autonomo e sano.Ma non a qualsiasi costo. Il rispetto è fondamentale.E quindi capisco quelle figlie (lo sai Apina, no?) che si rendono conto che magari non hanno mai detto alle loro madri quanto hanno capito il sacrificio che hanno fatto per loro.Un sacrificio che pur fatto volentieri (che non è solo lavare, stirare, cucinare e guardare i compiti, ma spesso anche aspettare a rifarsi una vita propria) non è sempre e solo facile e naturale.Quando vedo PdC in difficoltà, combattuto, in sofferenza, quel dolore è anche mio.E quando vedo che è sereno, come sta sempre più accadendo ultimamente, capace di razionalizzare, di prendere le distanze quando serve. Quando vedo che si sente ogni giorno un po’ più amato e non solo da me, ogni sacrificio mi sembra minimo.Mi sembra la strada giusta per fare di lui un uomo che saprà amare e farsi amare in maniera sana e felice.Che saprà riconoscere l’amore vero, da quello che fa male.E che imparerà a dirlo in modo giusto che ama e che si sente amato.I genitori hanno una grande responsabilità e le parole ad un certo punto non sono più sufficienti, anche se servono.Ma poi serve anche la presenza, la dedizione e l’esempio.Magari è una magra consolazione che prima o poi i figli capiscono, che apprezzano quello che è stato fatto, che riconoscono il sacrificio.Ma per quanto magra sia, oltre ad una consolazione è anche un ristoro, perciò, se avete capito ed avete il genitore a portata di mano, diteglielo, che male non fa.
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