Da Cusani a Ruby. Da un faccendiere a una sfaccendata. Dalla madre di tutte le tangenti alle nipotine di tutti i presidenti. Lo sfondo è lo stesso di 20 anni fa: il Tribunale di Milano. E ci sono bustarelle anche qui. Però i ladroni e i ladruncoli che testimoniarono al processo Enimont, simbolo e funerale della Prima Repubblica, emanavano un’aria drammatica. Invece di fronte alla lista dei testimoni del processo al bunga bunga, simbolo e carnevale della Seconda, uno non sa se mettersi a ridere o a piangere, se chiedere l’autografo o l’asilo politico. Lele Mora, Emilio Fede, le 32 girls 32, altrimenti note come Olgettine. E poi Carfagna, Gelmini, Canalis, Belen, Aida Yespica, Barbara D’Urso, Minetti, Ruby la Minorenne (citata dall’accusa) e Ruby la Maggiorenne (citata dalla difesa: si cambierà d’abito fra una parte e l’altra?). E i genitori di Ruby, mentre lo zio presunto è trattenuto in Egitto da impegni improrogabili. In compenso c’è George Clooney. Sul serio: Ghedini ha chiamato a deporre anche lui, forse Brad Pitt era già stato scritturato altrove, oppure gli avvocati sperano che il pianoforte della pubblicità cada in testa alla Boccassini.Nessuna nostalgia del Forlani alla bava o del Cinghialone alla sbarra. Ma certo, quella era ancora politica. Brutta, sporca e cattiva, ma politica. Adesso siamo precipitati in un sommario di «Chi». E nel solito mondo all’incontrario, dove le persone reali vanno nei tribunali televisivi a raccontar bugie (sul terremoto dell’Aquila, per esempio) e i personaggi dello spettacolo nei tribunali veri a dire, si spera, la verità.
MASSIMO GRAMELLINI






