Magazine Diario personale

Manco da barbone

Da Kisciotte @Kisciotte_Dixit

Dalla fessura delle listelle di legno verde ho vistoavvicinarsi minaccioso un negro.Tanto minaccioso non nell’aitantefisico, quanto nella scatoletta di oggettistica che teneva in mano. È passato largo ed è andato ad attaccar bottone con qualche coppia.Magari mi lascia in pace, magari un vantaggio c'è.Mi ero buttato su una panchina, così com’ero. Avevo vogliadi guardare il cielo stando sdraiato su una panchina, una di quelle verdi chesi trovano nei giardini.Sopra avevo le nuvole e i rami di un albero, ancora mezzispogli.Avevo i cazzi miei, cazzi grossi da elefante africano, e celi ho ancora, tanto grossi quanto miei, volevo stare in pace a guardare ilcielo e fanculo il resto.
Avevo scelto una panchina appartata, davanti alla recinzione di un cantiere, fuori dal flusso bipede.Sentivo un poco freddo che il cielo si era coperto, portandoun po’ di venticello.Però gli uccelli cinguettavano, che stando sdraiati, dopo unpo’, capita di bello che i rumori del traffico diventano sottofondo e l’uditoriesce a cogliere quei suoni che finalmente trovano il tempo di depositarsi efare presa.Sentivo cinguettare e intanto osservavo una fila dipiccolissimi insettini laboriosi che procedevano avanti indietro in fila indianasui loro sentieri in listella.Dall’alto è anche giunto un segno benaugurante: un uccellinodal petto giallognolo (non vorrei dire una vaccata, ma mi pareva un usignolo) èvenuto a posarsi sul ramo sopra di me e con disinvolta improvvisazione hacagato. C’era dello straordinario in tutto ciò, perché non mi ha centrato.Nemmeno sfiorato. La sfiga è andata a cadere subito dietrola panchina, mentre ne ho seguito genesi e traiettoria.Ma la sfiga è ben attrezzata. Dove non arriva con l’aviazione,arriva con le truppe di terra.Quando ho visto il negro ho pensato: ho su jeans mezzisporchi, giubbotto da montagna marrone, sembro un barbone che dorme, c’è dibuono nell’esser barbone che i negri non vengono a romperti le balle e passanooltre.Invece no. Al successivo passaggio si avvicina e inizia la solita tattica disalutare l’amico ritrovato già a dieci metri di distanza.Li saluto sempre io i negri che vendono, do la mano, ciparlo, cerco di chiudere in fretta il discorso perché so che non compreròniente e mi scoccia davvero far perdere tempo a un venditore, anche se lavorain nero (ok, mi andava di dirla, tanto lo stato delle cose non cambia).Non riesco proprio a fare il simpatico più di tanto. Sonosempre combattuto tra il sincero trasporto a dargli retta e il dispiacere di sapereche a lui non gliene verrà niente.Ma oggi non c’era nemmeno da stare a barcamenarsi tra opposteemotività.Oggi avevo le balle girate per gli zebedei del mio elefante.Allora gli ho detto, sorridendo ma con fermezza, che non eragiornata, perché capisse che non gli ero ostile, ma anche di non attaccare ilpezzo sulla letteratura di fiabe africane o sul braccialetto portafortuna (lefiabe no, ma il braccialetto una volta l’ho comprato poiché il negro di turnomi prendeva per esaurimento, non me ne faccio una fava, fortuna zero, ma se lobutto sicuramente aumenta la sfiga, quindi me lo tengo sulla mensola).Ma niente capire, era un bel giovanotto sorridente eprobabilmente ha pensato che simulassi i coglioni girati per mandarlo fuoridalle palle.Lo volevo sì fuori dalle palle, lui e tutto il mondo, perstarmene solo per un po’.Due volte gli ho detto di lasciarmi in pace. Alla terza misono alzato e me ne sono andato via io.Che anche da incazzato non riesco a prendermela con chi non c'entra. Già faccio fatica ad arrabbiarmi con chi lo merita. Non sono buono a litigare, non ce l'ho nel carattere. Cioè a litigare sì, che se mi ci tiri per i capelli non sto zitto, ma non sono predisposto, non sono programmato per bisticciare, poi mi resta dentro lo sconquasso e mi guasto il fegato. Figuriamoci se mi arrabbio con un bell'esemplare d'umanità che ha attraversato il mare per cercare di stare meglio. Un esemplare che per come si sanno mettere in gioco, uno di loro vale un'intera petroliera stipata a mozzarelle apatiche e avariate.Me ne vado via io.Le truppe di terra hanno conquistato la piazzola.Appena mi sono alzato per allontarmi ci è rimasto male e miha subito fatto cenno di sedermi: no capo,tranquillo, resta qua!(eh, fottiti cazzo! te l'avevo detto di tirare dritto, ora goditi il senso di colpa di avermi costretto a schiodare)Non mi sono voltato, non ho detto niente e ho portato le mie pesantezze altrove.Magari un’altra volta mi giro, ma oggi dovevi capirlo di nonrompere i coglioni con i tuoi nastrini colorati.L’aveva capito anche la cacca dell’uccelletto che non ègiornata.Manco da barbone mi lasciano tranquillo.
K.

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