
Ogni tanto - incredibile - anche in Italia succede qualcosa. E in questo caso forse non si tratta di una rivoluzione assoluta come qualche rivista musicale ha già cercato di spacciarla, ma comunque di una fresca novità tutta da sentire in questa estate italiana. Capita infatti che un cantautore molto sui generis italico arrivi con un suo stile tutto personale, subito molto definito e riconoscibile e così dopo Le luci della centrale elettrica e Dente ecco che è la volta di questo nuovo nickname/artista I cani, dietro cui si cela un ragazzo romano del 1986 che preferisce rimanere anonimo.La musica che ci propone in questo suo sì davvero sorprendente album d’esordio è un electro pop rock composto da basi fatte al computer e racconti più o meno generazionali della gioventù (ma non solo) romana (ma non solo) di oggi. Brani cantati (e non abbaiati come qualcuno potrebbe immaginare) con testi più vicini al rap che non al barboso cantautorato italiano tradizionale, ognuno in grado di contenere vari versi memorabili come: “Andrò a New York a lavorare da American Apparel, io ti assicuro che lo faccio, o se non altro vado al parco e leggo David Foster Wallace,” nel singolone Hipsteria.
