È un romanzo che si legge con gli stessi occhi con cui si osserva una vecchia fotografia ingiallita quello di Paolo Di Paolo, perché Mandami tanta vita, tra i 12 finalisti del Premio Strega 2013 per Feltrinelli, suscita nostalgia e una gamma di sentimenti patinati che, senza mai sfociare in un manierismo artificiale, rendono la lettura malinconica e poetica, proprio come un quadro color seppia.
La raffinata pacatezza dello stile di Di Paolo non impedisce alla storia di trasmettere tutta la vita che promette nel titolo.
Il romanzo narra la storia di due giovani, Piero e Moraldo le cui esistenze, guidate da caratteri distanti e apparentemente inconciliabili, si sfioreranno grazie agli insondabili giochi del destino.
Siamo negli anni della presa di potere del fascismo, tempi di squadristi e di violenza e Piero, giovanissimo intellettuale appena diventato padre e impavido oppositore del regime, la cui figura è tratta dalla vita reale di Gobetti, è costretto all’esilio a Parigi dove spera di continuare la sua lotta politica e da dove scrive alla moglie Ada rassicuranti lettere in cui le promette un rapido ricongiungimento, nonostante una malattia che si aggrava giorno dopo giorno.
Quando si sta tre giorni senza qualcuno, una lettera che arriva è una gioia del cuore. Adesso che l’impiegato batte forte il timbro sull’affrancatura, vorrebbe dirgli Mi scusi, devo fermarla, avrei una frase da aggiungere, è una frase che mi è tornata in mente adesso, l’ho scritta una volta sola, è passato qualche anno, ma l’ho pensata spesso, l’ho pensata sempre, era per la mia fidanzata, che adesso è mia moglie e la madre di mio figlio, se ricordo bene diceva così: Una lettera di Didì è la vita sai? Quindi mandami tanta vita.
Del carattere intrepido di Piero, Moraldo, invece, non ha nulla. Timoroso ed eternamente indeciso, aspirante giornalista in cerca di pubblicazione, da Torino finisce a Parigi per cercare di conquistare il cuore di una fotografa, a lui ben poco interessata, con cui ha vissuto la storia di una notte. Un gesto impulsivo in cui il prudente Moraldo quasi non si riconosce:
La decisione è stata affrettata e pazza, non ne ha valutato a fondo l’azzardo. Da perdere non c’è molto, da guadagnare nemmeno, forse: allora tanto vale. Devo andare a vivere si è ripetuto cento volte, come Romeo incontro a Giulietta, devo andare a vivere. È un eroismo da niente, ma nessuno ha avuto il cuore di frenare il suo slancio.
Ogni riga, ogni parola di Mandami tanta vita testimoniano il gusto per una prosa delicata e struggente, una narrazione che non solo racconta, ma dipinge, ora a colori, ora in bianco e nero, le atmosfere che circondano lo svolgersi dei fatti, cariche di aspettative giovanili, di ideali, di sogni, di futuro.
Un romanzo quello di Di Paolo che parla del passato ma obbliga a interrogarsi sul presente e i suoi valori. Un libro che dovrebbe essere letto e spiegato nelle scuole, affinché i ragazzi possano godere di una letteratura di formazione e non solo di puro intrattenimento.
Esiste qualcosa che davvero possa lasciare traccia, in questa eterna confusione del mondo? Un’azione, un gesto umano in grado di modificare il corso delle cose? Si può agitare l’acqua di un lago con la forza delle nostre dita? Il tempo di una singola vita umana non permette di misurare il risultato di una battaglia, ma non per questo perde senso lottare.
Nel cuore e nelle coscienze dei lettori, Mandami tanta vita una traccia la lascia senz’altro. Un romanzo da applaudire. Anche perché, particolare che vale la pena sottolineare, il suo autore ha solo trent’anni.
- Titolo: Mandami tanta vita
- Autore: Paolo Di Paolo
- Editore: Feltrinelli
- Pagine: 158
- Prezzo: 13€
- Voto: 8