“Mandami una cartolina …”

Creato il 22 settembre 2014 da Primula @primula_57

“Be’, che ne dici di questa?”
“Maddai!! Sembra la Val Badia vent’anni fa!”
“Scusa, ma le montagne mica cambiano … Basta che non ci sia la neve visto che è agosto!! …

Mentre scambio opinioni e battute col marito, il carrello espositore continua a girare. E mi sembra di vedere, ogni volta, paesaggi e vallate riprese da prospettive diverse, albe e tramonti sempre più suggestivi.

“Ecco … guarda questa! Bella, no?”

Classico panorama grandangolo con catena montuosa sullo sfondo, colore della roccia a esaltare per contrasto il verde della valle sui cui è mollemente adagiato il piccolo paese dove ci troviamo, cielo immancabilmente azzurro e privo di nubi.

“Ma non vedi che ne hai due uguali in mano?”

Vero. Dopo averne guardato circa una ventina, la scelta cade su due identiche. Non me ne sono nemmeno accorta, ma il fatto che sia “una doppia” è positivo: è quella da spedire, sicuramente!

Ebbene sì! Dopo un notevole numero di anni, quest’estate ho scritto una cartolina.
Confesso che la decisione non è stata spontanea; un amico, un caro amico, me l’aveva espressamente chiesto.
Il suo “Me la manderesti una cartolina?”, pronunciato quasi scusandosi del suo essere un romanticone démodé, e i gesti che stavo compiendo quella mattina mi hanno riportato al “tempo delle cartoline”.
Stavo seguendo un vero e proprio rituale: usare il mio tempo per scegliere l’immagine più bella che potesse rendere al meglio il luogo in cui stavo trascorrendo le vacanze e allo stesso tempo soddisfare il gusto del destinatario, procurargli emozioni; sedermi al tavolino di un bar; prendere la penna e scrivere l’indirizzo che, stranamente, non avevo copiato/incollato nella mia lista di contatti 2.0. Era rimasto scritto su un foglietto di carta.
Sì, proprio come ai “tempi delle cartoline” quando, prima di partire, preparavo l’elenco di nomi e indirizzi cui spedire un ricordo da mari o monti, quando in compagnia di amiche e amici sfruttavo (come molti, credo) il famoso pomeriggio piovoso per scriverle tutte in una volta (allora erano parecchie!) con il conseguente problema del “messaggio personalizzato”. Una fatica! :D

“Scrivi Carissimi saluti, dai! … Va sempre bene!”

continua il siparietto con marito, sbrigativo in queste cose come la maggior parte degli uomini, in genere.
Ma come? Per il mio amico dovrei limitarmi al banale “Saluti dalla montagna”, al generico “Un abbraccio affettuoso”, all’impersonale “Un caro ricordo”?
Non sia mai!
Be’, intanto scrivo la data prima di dimenticarmene. Me l’ha tanto raccomandata! Da non credere … la sbaglio!!! :-( Ma non il numero (giustificabile forse, in vacanza anche il senso del tempo si rilassa …), no, no, proprio l’abbinamento giorno-settimana/giorno-mese! Lieve panico momentaneo, “Oddio, non so più scrivere a mano! …”, successiva correzione, chiaramente mooolto visibile, ma pazienza! :-(
Troppo web, troppa tastiera, troppo tablet, troppo iPhone … “ sembra ammonirmi la mia coscienza; in realtà è la voce del consorte che ancora viaggia con una malridotta agendina per indirizzi e numeri di telefono, figlia del non-si-sa-mai.
Tra commenti e battute su chi è moderno e chi retrogrado, mi esce una frase poetica, una dedica pseudo-romantica alle bellezze della “mia valle”. La sintesi non è propriamente una mia qualità e riesco a riempire tutto lo spazio riservato ai saluti, tanto che il marito deve ricavarsi un angolino in fondo per mettere la sua firma.
Ultimo step: cercare la cassetta postale e imbucare.
Fatto!
Sono contenta, la giornata può proseguire, un’escursione ci attende. Perché, contrariamente alla tradizione del “tempo delle cartoline”, nel giorno della “mia postcard” splende un fantastico sole.

Un episodio banale, per molti sicuramente; eppure per me non lo è stato e non lo è.
Ho riscoperto il gusto di gesti ormai considerati obsoleti; perché il post su Facebook lo vediamo subito, la foto su Instagram è una sorta di cartolina che raggiunge tanti amici in un battibaleno. E vogliamo personalizzare? L’allegato su Whatsapp, un media che inviamo all’amica/o più cara/o, è lì pronto all’uso.
Ok. Per me, donna 2.0, è perfetto.

Ma che dire dell’aspetto “sensoriale” di una cartolina?
È possibile toccarla, percepire il lucido o il ruvido del cartoncino; chi la riceve può rigirarla tra le mani, usarla anche come segnalibro e pensare a chi l’ha scritta ogni volta che cambia la pagina del romanzo di turno, che lo chiude o lo riapre. È possibile vedere la sua trasformazione nel tempo: la carta è destinata a sgualcirsi e spiegazzarsi, ma quell’aspetto vissuto l’arricchirà ulteriormente di un alone di piacevole ricordo.

E che dire dell’aspetto “sentimentale” della cartolina?
È lì, sempre tra le mani di chi l’ha ricevuta, a comunicare già di per sé, ben oltre il messaggio sul retro, l’affetto di un gesto, il tempo che qualcuno ci ha dedicato, il miglior regalo che si possa fare.

Dopo la “mia valle” d’agosto … il mare, peregrinazioni varie e spostamenti settembrini.
Altra cartolina, spontanea questa volta.
E credo proprio che continuerò. Un grazie di cuore al caro amico che mi ha chiesto “Mandami una cartolina”. <3"><3"><3

“reperti” ritrovati in una mitica scatola da scarpe, decisamente scolorita e tenuta insieme da un elastico
(foto personale)


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