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Rimane sempre una colonia l’Italia per quanto riguarda il rock n’ roll anche se è una di quelle colonie che godono di uno statuto speciale con tanto di parziale indipendenza e completa autonomia. Negli anni sono cresciute centinaia di band che pur riferendosi in maniera inequivocabile al rock americano, copiando stili, imitando atteggiamenti e usando la stessa lingua, hanno sviluppato una propria autonomia ricreando lo stesso feeling con un inconfondibile spirito italico mettendoci innocenza, vivacità ed entusiasmo. Doti che hanno in parte sopperito ad una tecnica non sempre eccelsa e ad una comprensibile mancanza di malizia nel plasmare una lingua non naturale per noi latini. Al di là delle difficoltà ne è nata una italian wave che si è fatta apprezzare anche all’estero, soprattutto nella “madre patria” America. Gli esempi non mancano e abbondano, basta leggersi i nomi che riempiono il tributo For You alle canzoni del Boss per avere un’ idea del fenomeno, alcuni di questi nomi sono arrivati nei club e nelle radio americane e non è poco se si pensa che qui da noi le radio (al 99% una vera schifezza) non offrono un briciolo di promozione e i locali che fanno musica sono come il temolo.
E’ un piacere quindi trovare una band dell’Oltrepò Pavese, un tempo zona famosa solo per i vini con le bollicine e oggi teatro di una scena assolutamente frizzante nel campo del rock e del blues, invitata in quel tempio sacro del rock n’roll che è Memphis e ospite dell’International Blues Challenge. Significa che la passione, la dedizione, i sacrifici e la tenacia sono stati alfine premiati ed un sogno americano si è finalmente avverato.
Gli autori di questo miracolo si chiamano Mandolin’ Brothers anche se ad onor del vero di mandolino ce n’è uno solo (Marco Rovino) ed il sound è quello che vi aspettereste da un combo che naviga tra blues e country, con forti aperture verso il vecchio e classico rock n’ roll, quella cosa che tutti chiamano americana ed una serie di nomi che sono una specie di passepartout per la terra promessa ovvero Dylan, i Little Feat, Steve Earle e Van Morrison. E’ roots-rock di radici americane e non pavesi ma questo è il limite di appartenere ancora ad una colonia, sebbene a statuto speciale. Non sono di primo pelo i Mandolin’ Brothers perchè circolano da parecchio e hanno alle spalle una discreta discografia nella quale spiccano il maturo Still Got Dreams del 2008, disco che li ha catapultati all’onore delle cronache specializzate e il pimpante 30 Lives! con cui hanno festeggiato i 30 anni della loro militanza.
A Memphis hanno suonato al BB.King’s Blues Club di Beale Street e ad Austin hanno registrato questo nuovo mini CD intitolato Moon Road.
Sei brani registrati con la supervisione del produttore Merel Bregante e con la partecipazione di invitati quali il violinista Cody Brown, il bassista Lynn Daniel, il chitarrista Kenny Grimes, lo stesso Bregante e la brava Cindy Cashdollar, lap-steel guitar e dobro con Dylan, Dave Alvin e Ryan Adams.
Al CD hanno allegato un DVD che racconta il loro viaggio nel Mississippi , sulle highway 61 e 49, luoghi sacri della musica di cui loro sono figli. Il tutto viene raccolto in uno splendido digipack arricchito da un lavoro fotografico e grafico a dir poco superbo, testimonianza di un amore verso questo mondo di blues e rock n’roll vissuto fino nel più piccolo dei dettagli. Se la parte visuale è capace da sola di catapultarvi in quelle terre ed in quell’atmosfera, la musica non è da meno. Registrata in maniera tecnicamente ineccepibile con una resa sonora da prodotto altamente professionale, la musica di Moon Road è eloquente sintesi degli umori e delle passioni dei Mandolin’ Bros.anche se rispetto ai lavori precedenti qui c’è una prevalenza di suoni acustici e country. Si passa dalla frizzante vivacità di Hold Me, pezzo che con il suo intreccio chitarristico (Paolo Canevari, Marco Rovino, Cindy Cashdollar) non sfigurerebbe nel repertorio dei Flying Burrito Brothers alla più intimistica 49 Years dove il cantante Jimmy Ragazzon ed il violinista Cody Brown ricreano un pastorale paesaggio appalachiano, dalle suggestioni borderline di Moon Road impreziosita dalla fisarmonica di Riccardo Maccabruni all’arruffato Old Rock & Roll da juke joint, per poi concludere con gli intrecci mandolino/chitarra acustica e slide di Dr.Dreams, riuscito matrimonio tra folk e country-blues e con l’intenso e sincero antimilitarismo di Another Kind frutto della lucida scrittura di Jimmy Ragazzon, autore cresciuto a pane e Dylan.
Sei canzoni ed un DVD con il titolo di Moon Road, nuvole, strade, polvere ed un sacco di passione da parte di una delle formazioni più vispe della italian way to the american music.
Mauro Zambellini Gennaio 2011 Moon Road" /> Moon Road" title="Mandolin' Brothers > Moon Road" />
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