Mandorli senza fiori a fukushima

Creato il 13 marzo 2013 da Rossellagrenci

Sono passati due anni dal disastro di Fukushima. Il tempo passa, noi viviamo dall’altra parte del globo e pensiamo che tutto ciò non ci interessi.

Eppure siamo nel’era del web e possiamo sapere e vedere tutto in tempo reale. La verità è che notizie come quelle raccontate su Il Manifesto dal giornalista Pio D’Emilia non vorremmo leggerle, ma dobbiamo pur tenere gli occhi aperti, perchè una cosa che accade in Giappone ha ripercussioni dappertutto, non solo, ma i legami con il resto del mondo ci dicono che tutti siamo un pò responsabili se accadono tali tragedie.

... Il governo invita la popolazione a rientrare, sostiene che la situazione sia sotto controllo, ma è una menzogna. Mentre il «villaggio nucleare» scalda i reattori, prosegue il dramma degli evacuati: sono privi di casa, lavoro e non hanno indennizzi.

…Penso agli zingari nucleari, che pur di guadagnare qualcosa in più hanno accettato dosimetri taroccati, pazzi loro e criminali quelli che glielo hanno consentito. Penso alle loro mogli, ai loro figli. Li hanno chiamati eroi, kamikaze, lavoratori modello. Oggi i salari sono diminuiti e questi poveracci si ritrovano contaminati, discriminati, abbandonati dalla famiglie. La stampa locale li chiama «divorzi nucleari». Per qualche tempo separati si resiste, ma poi qualcosa si spezza, e arriva la separazione. Anche la pazienza dei giapponesi ha un limite. C’è chi getta la spugna chiedendo il divorzio, chi sparisce, chi si suicida, chi esce fuori di testa. E ci resta, visto la scarsità di medici dell’anima, in Giappone.

Pare proprio che non si voglia imparare da certi gravi errori, come scrive D’Emilia, in questa primavera giapponese senza mandorli in fiore. 


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