Bernhard Paumgartner la definisce “la più nobile di tutte le sue lettere” (Mozart, Einaudi, pag. 226). Io la trovo francamente ignobile. Leopold Mozart, padre di Wolfgang e Nannerl, grande manipolatore, abilissimo nel mantenere il controllo dei famigliari attraverso il ricatto emotivo, dispiega qui tutta la sua arte.
La situazione che lo indusse a scrivere questa famosa lettera è esposta all’inizio del video: nel 1778, a 22 anni, Mozart era in viaggio per l’Europa insieme alla madre, in cerca di un ingaggio – come suo padre aveva disposto e organizzato. Incontrata a Mannheim una famiglia di musicisti, i Weber, e soprattutto incontrata la loro figlia cantante, l’irrequieto giovanotto aveva provato il desiderio di recarsi in Italia con lei, per farle calcare le scene in una nuova opera che avrebbe scritto. Aveva esposto nei dettagli il progetto al padre, cercando di prevenire le assai probabili sue obiezioni. Per dissuaderlo da quella che gli parve una pura follia, e indurlo invece a recarsi a Parigi, il 12 febbraio 1778 Leopold gli rispose con una lunghissima lettera – un estratto della quale potete ascoltare qui sopra nell’interpretazione di Manfredi Aliquò.
È una delle esibizioni delle quali si è composta la serata Aperitivo mozartiano che ho organizzato a Roma qualche tempo fa presso il Caffè Freud, con il prezioso sostegno di Vivere con Lentezza e con la collaborazione di diversi amici: Tony Allotta, Corrado Solari, Mario Conti che ha effettuato le riprese e lo stesso Manfredi Aliquò. Grazie a tutti.
Estratti della lettera incriminata (e di alcune altre tra padre e figlio) si trovano su questa pagina. Mi sembra particolarmente singificativo questo passaggio:
Rifletti, figliolo: non ti ho sempre trattato amorevolmente? Non ti ho procurato ogni possibile divertimento, come un servitore che serve il suo padrone? Non ho cercato di farti avere ogni svago onesto e decoroso, affrontando spesso grandi disagi?
Il reale significato di tali affermazioni balza agli occhi: tu devi servire me.