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Mangia prega ama e tira a campare

Creato il 20 settembre 2010 da Marissa1331

Mangia prega ama e tira a campare

NO SPOILER SUL FILM

:)

Capita che una vada al cinema scazzata e che quindi scelga un film commedia sentimentale capace di strapparle un mezzo sorriso.

Capita che quella tizia veda in cartellone “Mangia Prega Ama” e che riconosca nella faccia soddisfatta di Julia Roberts che slinguazza un cucchiaino (e che per inciso le ha fracassato le palle durante tutta la sua vacanza californiana) la risposta ai suoi problemi.

Capita che quella ragazza si sieda imbronciata con il cellulare in mano perché dio deve benedire sempre e comunque l’inventore degli sms e si trovi, suo malgrado, davanti a sè stessa.

Quella ragazza sono io. Ovvio.

E dannazione, la protagonista del film è una tipa che ama scrivere e viaggiare è logorroica, isterica e single dopo tanto tempo.

Io. In questo esatto momento della mia vita. Numeri compresi e Javier Bardem (purtroppo) a parte.

Mi aspettavo un film cazzone e spensierato ed invece mi trovo davanti ad un film che mi ha costretto a riflettere. Io non volevo ma ho dovuto. Un film che mi ha posto le seguenti domande.

Cos’è la felicità? Dove si trova? Nella perfezione o nel pasticcio? Nel rettilineo o nella curva? Sotto le lenzuola o al bancone di un bar? A Roma, a Bali ad Ascoli Piceno o ovunque si trovi la persona che ti fa squacquarellare il cuore come la pompa dell’acqua ramata?

Perché tutti noi passiamo il tempo a definire noi stessi? Io sono estroversa, tu sei timido, quella è zoccola, quello un solitario etc etc? Perché racchiudere una persona che è fatta di mille sfumature ed un milione di sfaccettature in una definizione striminzita? Forse perché abbiamo paura di mostrarci per quello che siamo? Forse perché ci fa comodo ingoiare le lacrime che stanno per spuntare al posto del solito, finto, inutile sorriso? Forse perché starsene rincantucciati dietro una maschera e mostrare quello che gli altri vogliono vedere ci fa sentire comodi e comodi al sicuro racchiusi nella nostra calda ipocrisia?

Perché abbiamo paura? Paura di quello che siamo, paura di quello che proviamo, paura di soffrire, paura che gli altri scoprano le nostre sofferenze, paura di cambiare le nostre abitudini, paura di chiedere scusa, di perdonare noi stessi, di tornare sui nostri passi. Perchè abbiamo tutti questa maledetta voglia di appartenere ad un’altra persona e quando sta per accadere, facciamo dietro front e non saliamo sulla maledetta barca del maledetto pontile?

Io mi faccio sempre un sacco di domande.  Troppe mi dicono. Per la mia personale visione del mondo la curiosità denota intelligenza. Chi non si chiede “perché” non vive. Fa solo finta. Non vuole sapere. Non vuole scoprire. Se ne sta da solo al buio e si crogiola nella sua beata, rassicurante e falsa “ignoranza”.

Il fatto che io mi ponga le domande non vuol dire che io abbia tutte le risposte.

Quelle non ce le ho. Forse verranno. Magari no. Però, almeno, avrò avuto il coraggio di interrogare. Gli altri. Me stessa, soprattutto.

Io mangio troppo, prego troppo poco e amo.

Voi andate a vedere il film. A stomaco pieno possibilmente.

E non abbiamo paura di “imbarcarvi”.

T.



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