Le rovine sono un dono. La distruzione è la via per la trasformazione.
Avevo letto pareri sul disastroso andante riguardo a questo “Mangia prega ama” ma, seppure definirlo un bel film sarebbe una cazzata tanto quanto definire Berlusconi una persona di cuore, non mi è dispiaciuto nemmeno. Sarà anhce che l’ho visto in mezzo a “L’ultimo dominatore dell’aria” e “The American” e al loro confronto mi è davvero sembrata una pellicola interessante..
La vicenda è quella di una donna alla ricerca di se stessa. Lascia il marito, lascia la sua routine patinata da scrittrice cool di New York, lascia un giovane amante attore bello & dannato e parte per un’avventura alla “Into the wild” in versione poco wild e molto Alpitour: decide di passare un anno sabbatico facendo tappa in Italia, in India e in Indonesia.
L’Italia come al solito in queste pellicole neo-realistiche hollywoodiane è fotografata in maniera veritiera e priva di stereotipi. La Roberts a Roma finisce infatti in una bettola gestita da una tipa che parla in siciliano, fa una tappa in una Napoli incredibilmente scevra di rifiuti, si magna spaghetti & pizza, fa l’amore con il sapore, cazzeggia tutto il giorno perché in Italia nessuno fa un cazzo e cose di questo tipo. Insomma, la normale routine quotidiana di tutti noi italiani.
A Napoli stai attenta alla borsetta, Julia!
Una cosa positiva di questo film è che, sebbene eccessivamente lungo, perlomeno quando una parte comincia a diventare troppo noiosa e ricca di luoghi comuni avviene il cambio di location e la noia si trasferisce da uno stato all’altro. Dall’Italia del piacere alimentare e di vivere si passa quindi a una India molto spirituale, dove la Roberts, dopo aver messo su ciccia & brufoli nel nostro belpaese, prega per perdere peso. Ci riuscirà la nostra eroina? Certo che sì, avete mai mangiato la cucina indiana? (scherzo, amici indiani, la vostra cucina è buonissima!)L’ultima tappa dell’Into the wild robertsiano è in Indonesia, dove ritrova la sua guida spirituale, un vecchino simil Miyagi con una moglie che spara le battute più divertenti di tutto il film. Ed è qui che la Roberts si imbatte in Javier Bardem, attore spagnolo cui viene affidata la parte del brasiliano (vabbè…) e che pure lui strappa qualche sorriso.Una volta Julia Roberts non la sopportavo, poi con “Erin Brockovich” e “Closer” mi sono dovuto ricredere radicalmente su di lei. Se un tempo dunque non avrei retto alle due ore di “Mangia prega ama” in cui mostra il suo campionario di pose & smorfiette al completo, adesso applaudo a un’attrice che regge alla grande per tutta la durata, accompagnata dallo stuolo di uomini della sua vita: l’ex marito Billy Crudup (il chitarrista di “Almost Famous” e il figlio di “Big Fish”), un James Franco nella sua solita parte da artista tormentato, il nostro Luca Argentero che, pur non raggiungendo chissà quali vertici interpretativi, se non altro tiene alto il nome del nostro paese molto meglio di quanto faccia quel buffone di Premier che ci ritroviamo, Richard Jenkins in versione vecchio (poco) saggio e il già citato Bardem, il migliore del lotto che non a caso riuscirà a conquistare il cuore, e non solo quello, della bella Julia.Standard la regia di Ryan Murphy, che ogni tanto esagera con il montaggio alternato e che al cinema è purtroppo ancora lontano dai livelli di originalità delle sue creature telefilmiche “Nip/Tuck” e “Glee”.Non male poi le musiche originali del nostro Dario Marianelli, premio Oscar per “Espiazione – Atonement” ed ennesimo caso di talento italiano che per fare carriere se n’è dovuto andare all’estero.
Visto tra “The Social Network” e “Scott Pilgrim Vs. The World” (CAPOLAVORI di cui parlerò a breve!) mi sarebbe sembrato ‘na strunzata, come pare l’abbia considerato un po’ tutto il mondo, ma visto dopo il pasticcio non-sense de “L’ultimo dominatore dell’aria” e prima della noia assoluta di “The American” vi assicuro che mi è sembrato manna dal cielo. E non sono nemmeno dovuto volare in India per pregare di averla!(voto 5/6)