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Mangio quindi cucino

Creato il 07 giugno 2013 da Mrs Garrick

Venerdí - CUCINA:Settimana di Casalinghitudini di una volta (odio_via_col_vento)

Mangio quindi cucino. Cartesio sarebbe fiero di me.  Ma è vero: mi piace cucinare perché mi piace mangiare. La mia dolce metà dice che non aveva mia incontrato qualcuno che parla di cibo mentre mangia, e che mentre mangia il piatto appena cucinato già va con la mente al prossimo che cucinerà… Ma lui è inglese, e sebbene molte leggende sul quanto sia terribile la cucina Britannica siano infondate, è vero che l'ossessione per il cibo che noi italiani condividiamo con francesi, greci e spagnoli  è nell’Europa del Nord, guardata con divertita curiosità piena di ammirazione. Esiste una parola piuttosto recente inglese foodie per indicare colui per il quale il cibo none solo benzina per il corpo, ma piacere. Colui che beve cappuccino e mangia olive e pomodorini secchi sott’olio.

Quando vivevo con i miei ero una cuoca frustrata: la mamma non poteva soffrire ne’ l’aglio ne’ il soffritto di sedano, carota e cipolla che costituisce la base del ragù alla bolognese; mio padre, che pure era (ed è tuttora) un bravo cuoco  soprattutto per quanto concerne le carni e gli arrosti, da tempo immemorabile ha la pressione alta e quindi il sale in casa mia era un argomento tabù, a meno che non fosse quello speciale che sale non è. Mia nonna paterna, che non ha mai superato il trauma di una giovinezza affamata durante la Seconda Guerra Mondiale, usava l’olio con il contagocce, e il burro mai che faceva male, e faceva le torte senza zucchero che mio nonno aveva il diabete.

Non sorprende che quando ho cominciato ad uscire con gli amici dell’università, ghiottoni e festaioli come me, il nostro passatempo preferito fosse andare in giro per trattorie. Ho passato gli anni dell’Università Tra la via Emila e il West, tra la trattoria Da Vito dove con i compagni di corso si cercava d’incontrare Francesco Guccini, e altre scopertedell’Appennino Tosco-Emiliano. Pappardelle alla lepre sulla via di Pistoia, tortelloni ai funghi porcini, parmigiano e tartufo a Casal Fiumanese, crescentine e tigelle al pesto (non quello alla genovese, sia ben chiaro) a Vedegheto: mi vengono le lacrime agli occhi ancora adesso quando ci penso…

A casa mi era concesso fare una torta ogni tanto, se proprio insistevo, ma  che bisogno c’è di perdere tempo? Vai pure in camera tua a studiare che tanto la ciambella tenera o la torta di riso o di mele te la fa la nonna quando la vuoi. E che ciambella. E che torta di riso. Visto che il nonno quelle non le mangiava, lo zucchero lì la nonna ce lo metteva...

Ora la cucina è mia e la gestisco io. Con buona pace della mia dolce metà, le cui prodezze ai fornelli non vanno oltre il microonde e pizze surgelate, e che grazie alla mia ossessione per il cibo e la cucina ha scoperto le delizie delle tagliatelle al ragù alla Bolognese fatto con sedano carota e cipolla soffritto nel burro. E neanche a dirlo, è contentissimo di lavare I piatti alla fine della cena. Anzi.

Mangio quindi cucino


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