MANIAC (Francia 2012)
Questo film è stato presentato alla XXX edizione del Torino Film Festival, nella sezione Rapporto confidenziale.
Dal regista di “-2 Livello del terrore”, e prodotto dall’enfant prodige del nuovo horror Alexandre Aja, il remake del celeberrimo e omonimo gore anni 80 di William Lustig (qui anche co-produttore): quasi tutto in soggettiva, con l’angelico Elijah Wood nel ruolo che fu del laido e indimenticato Joe Spinell, un pugno nello stomaco con punte di feticismo selvaggio che lasciano allibiti. Spettatori avvisati.
La vicenda è semplice, quasi banale, e vecchia come il cinema o anche di più: spinto da un trauma infantile, un maniaco uccide giovani ragazze avvenenti. Un giorno incontra una bella fotografa francese e se ne innamora. Ma cambiare abitudini è sempre difficile…
Un po’ Psycho, un po’ Peeping Tom e un po’ Brian De Palma, ma con quel tocco (e quelle musiche: bellissime) anni Ottanta che fa tanto Drive, Maniac è un gioiello di violenza assoluta ed esplicita, un film affascinante, inquietante e soprattutto (cosa ormai piuttosto rara) molto originale. Non tanto per il fatto di essere girato quasi interamente in soggettiva (chiunque abbia fatto un corso di cinema all’università sa che non si tratta di un espediente nuovo; cfr. Una donna nel lago, 1946), quanto per l’assoluto virtuosismo della regia (Franck Khalfoun) e del montaggio, per il perfetto bilanciamento di gore e dramma interiore, per il senso di angosciante tensione che riesce a creare nello spettatore e per la lucida follia che caratterizza molte scene, quasi psichedeliche. Lontano dai luoghi comuni del genere (sebbene, al contrario, alcuni di essi vengano utilizzati in modo creativo e personale, come dimostrano i riferimenti ai film citati prima), Maniac si farà ricordare – presumo a lungo – anche per la sofferta interpretazione del protagonista Elijah Wood, ormai artisticamente sempre più lontano da quello sfigato di Frodo. Scongiurata, fortunatamente, la Sindrome di Hamill.
Alberto Gallo