Ben ritrovati miei cari in questo nuovo folgorante appuntamento con MANiCURE, l’unica rubrica non riciclabile che esiste. Certo volte, sì, rimango basito anche io da queste mie uscite. Ad ogni modo, anche questa settimana vi accompagno nel favoloso mondo del dating online estremo. Questa settimana però penso abbiamo raggiunto grandissimi livelli, perché sì il dramma è sempre dietro l’angolo e giustappunto Tiziano Ferro ha appena pubblicato un nuovo album. E sì io sono piena che non ve lo sto a raccontare, e sì il post precedente sul cantante famoso è tutto vero. Perché grazie al cielo, non ho ancora bisogno di inventarmi niente. La mia vita è assurda per davvero. Chiariti questi punti, lascio spazio ad una nuova puntata.
In bagno al centro commerciale
Ok. Preparatevi perché in questo episodio credo quasi di aver toccato il fondo. Ero in un noto ed enorme centro commerciale della capitale. Ero lì che me la passeggiavo, solo soletto mentre mettevo like su Instagram. Come al solito sottolineerei. Decido di aprire un secondo Grindr, così. Random. Nel senso che ecco, non è che avessi voglia di fare robe. D’altronde ero al centro commerciale, e dovevo comprare la carta igienica in offerta per dirla tutta. Per cui. Inaspettatamente, mentre saltavo da un’app all’altra, ecco che qualcuno mi scrive. Incurante della mia favolosità. “Sei al centro commerciale?” chiede diretto. “Sì, perché? Devo comprare delle cose.” rispondo. ” “Ok, vieni davanti al caffè Illy”. Moltobbene.
Poco dopo ecco davanti agli occhi questo venticinquenne che dimostrava almeno cinque anni di meno. Facciamo le presentazioni di rito e prendiamo un caffè. E’ simpatico, per la prima volta ho l’impressione che davanti ho una persona “normale“. Ecco uno come me. Sì, vabbè. Mi racconta di lui, che lavora da poco presso lo stesso centro commerciale, e che finalmente non gli sembra vero che ha uno stipendio. Versato ogni mese. E soprattutto anche ben retribuito. Io mi rallegro, per la prima volta non è una calamita di sfiga come me. Anzi, peggio di me. Io gli racconto qualcosa, di quello che mi piace, e di quanto sia difficile avere una storia stabile.
Ecco qui lui si irrigidisce. Glielo leggo in faccio. Magari sono stato inopportuno, ma hey, è davvero quello che penso. Ad ogni modo continuiamo a chiacchierarcela, e lui inizia a scivolare in argomenti più osé. Che mi sento quasi una ragazza di Non è la Rai. No in realtà dura poco perché mi eccito subito. Però arrossisco anche un po’. Perché comunque sono come il Signor Ponza (leggi la bio). A questo punto, decido di stemperare proponendo una sigaretta all’esterno. Magari prendiamo aria e ci rilassiamo un attimo. Mi sbaglio amaramente. “Sai a me piace molto leccare. Qualsiasi parte del corpo. Di solito inizio dal basso verso l’alto. E faccio una sosta molto lunga a metà.” Ottimo penso. Peccato che non ha alcun senso dire sconcerie mentre siamo in un posto dove siamo totalmente impossibilitati a fare nulla.
Sento quasi il bisogno di dirglielo. Ma lui mi appoggia una mano sul culo. Ok. Basta. Stiamo andando oltre. “Senti scusami, ma anche se volessimo fare qualsiasi cosa, bè ecco, siamo in un centro commerciale. E non mi pare affatto il caso. Ecco, c’è gente, bambini. E credo anche vigilantes. E seppure nessuno si potrà scandalizzare, bè io non sono tipo che riesco a fare cose in contesti così affollati. Comunque mi blocco.” dico sicuro e rassicurante allo stesso tempo. Che poi, ecco, è anche vero. Ma all’ingegno umano non c’è mai fine. Figuriamoci a quello ghey. “Senti io ho un’idea. Se ti porto in un posto tranquillo magari ci possiamo divertire un po’, che ne dici?”. Propone. “Ma qui? Al centro commerciale?” dico basito. “Certo. Fidati, è davvero tranquillo, ci sono andato tante volte”.
“Senti io abito qui vicino. Volendo potremmo andare a casa mia. Abito davvero a cinque minuti da qui. Non c’è neanche nessuno a casa!” abbozzo un sorriso. Ma lui mi guarda e seriamente conclude: “Senti tu fidati, al resto ci penso io. Tranquillo”. Ecco, tecnicamente tranquillo ha fatto una bruttissima fine. Detto ciò non posso fare altro che seguirlo. Raggiungiamo i vicini bagni, ovviamente. Ed io già immagino la faccia schifata di mia madre al solo pensiero. Lui entra per andare a vedere la situazione. Si lava le mani e poco dopo torna fuori. “Senti io non sono molto sicuro. Insomma, non mi sembra davvero una buona idea questa” faccio per convincerlo.
“Ma no su. Adesso ti spiego. Io entro e vado nel penultimo bagno in fondo. Dopo un po’ mi raggiungi anche tu. Ed è fatta. Ci chiudiamo dentro e ci divertiamo un po’!” dice sorridendo. “Mmmmmm…. E se viene qualcuno?” mi pongo il problema. “Bè, se dovesse arrivare qualcuno rispondiamo che è occupato e arrivederci”. Bene. Anzi no, bene un cazzo. Non ho fatto una cosa del genere a quindici anni, la sto per fare a trentuno. Quando non si dovrebbero avere problemi per trovare un posto dove fare roba. Ad ogni modo, io seguo il piano alla lettera. Lui entra, e dopo tipo un minuto entro pure io. Vado diretto alla penultima porta apro e MERDA. Non è lui. C’è un tizio, grasso, puzzolente e di spalle che sta facendo la pipì. Merda. Merda. E ancora merda.
Effettivamente non è il bagno giusto. Sono entrato nella terzultima porta. Nonostante tutto sono sempre una bionda. Ad ogni modo, viola in faccia per la vergogna, apro la penultima porta. Quella giusta questa volta. Lentamente. Ok, è dentro ed è il bagno corretto. Chiudo e ci lasciamo andare a limoni incontrastati. Limoni super volgari. Che adoro, più di ogni altra cosa. Certo, non è il top la location. Nel bagno si muore dalla puzza. Un bagno di un metro quadrato. Ma lui non demorde, e figuriamoci io. Siamo chiusi dentro e tutto andrà bene. Cerco di convincermene. Passa un po’ ed io mi inizio a rilassare e a farmi prendere. In me c’è un misto tra eccitazione e adrenalina. Tipo che stai facendo una marachella però ti stai divertendo un mondo.
Ci spingiamo oltre, al punto che siamo quasi nudi. Ne facciamo di ogni. Nonostante lo spazio minimo. Quando, a un certo punto, bussano alla porta. “Occupato” dice lui urlando. “Pulizie. Stiamo chiudendo il bagno per pulirlo. Faccia il prima che può!” dice una donna. OHHHMIOOODIOOO. E adesso? Io impazzisco al volo. Insomma lo sapevo. Adesso come minimo mi arrestano come George Michael nel 1998. Non riesco a pensare ad altro. Lui invece super tranquillo. “Adesso ci penso io. Esco e mi lavo le mani. Quando tossisco vuol dire che nessuno ti vede ed esci anche tu!”. Ok. Quando tossisce esco. Andrà tutto bene. Ovviamente con la porta accostata figuriamoci se io, che sono notoriamente sordo, posso aver sentito. Apro e sorpresa: la tizia delle pulizia. Mi guarda sorpresa. Una carràmbata appresso all’altra. Io abbasso lo sguardo e divento rosso fuoco. Lei si gira e guarda il venticinquenne, come per rifarsi i conti di quanta gente c’era ancora nel bagno. Io super gnorri. Lei brancola nel buio.
Vaghissimo esco direttamente. Lui mi raggiunge. “Che figata! Non si è accorta di niente! Adesso aspettiamo che pulisce e torniamo dentro, ok?” dice sorridendo e dandomi una pacca sulla spalla. “Ma quale figata. Ma quale torniamo dentro? Senti io ste cose non le ho fatte quando potevo, di certo non le faccio ora. Se vuoi andiamo da me. Anzi. No. Me ne vado proprio. Che io ero venuto a comprare la carta igienica in offerta. E niente più!”. Ho letto lo sconforto sul suo viso. E il sorriso si era già spento. Io mi sono solo girato e me ne sono andato. L’adrenalina e l’eccitazione di prima svanite. Del tutto. Mentre tornavo in macchina, inevitabilmente, ho dovuto convenire. Che no. Il tizio del centro del commerciale era un grande no. Perché sì, mi piace l’uomo coraggioso. Ma non incosciente. Giusto? Giusto.
Il ragazzo del centro commerciale
La puntata precedente di MANiCURE
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