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MANiCURE SEASON FINALE – Un politico sballato pt. 2

Creato il 11 dicembre 2014 da Signorponza @signorponza

Bentornati miei cari lettori nell’attesissimo season finale di questa stagione lampo di MANiCURE, una delle rubriche più inutili sulla faccia della terra dell’emisfero occidentale. Season finale che arriva in anticipo visto che miei cari io me ne vado via per un po’. Le mie ultime vicissitudini personali mi hanno chiaramente suggerito di prendere una pausa dalla mia inutile esistenza ed andare via, lontano. Lontano da tutti ed uno in particolare, anche se cartina alla mano lui già lontano è. Ad ogni modo, il viaggio sarà lungo e sarò irreperibile, al punto che sto meditando la fine definitiva di me medesima the1andonly Annabelle Bronstein. Ma non ho ancora deciso in merito, d’altronde ci vorrebbe una fine pazzescah. Detto ciò, vi do appuntamento a non lo so, spero ancora da queste parti, e spero anche, prima o poi, sul mio blog. Per il momento è tutto, ma prima, il season finale che aspettate! Enjoy!

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Un politico sballato pt. 2

Ore 20.00
Il telefono squilla, ripetutamente. Dall’altra parte della linea c’è il politico sballato con cui oggi ne ho fatte di ben donde in ufficio al lavoro. Insiste nel chiamare, ma io non rifiuto. Non rispondo. Non faccio niente di niente. Guardo il telefono e non muovo un dito. D’altronde se è un pezzo grosso ne avrà duecento di ragazzetti da spupazzarsi. Io ho deciso che questa volta si fa come dico io. Gli devo far sentire il profumo fino a che non ne potrà fare più a meno. Anche se ecco, in realtà ne ho già fatte di ben donde. Ma non mi interessa. Faccio un bagno caldo e lui è ancora lì che chiama. Decido di rispondere con il messaggio preimpostato di iPhone: SCUSA NON POSSO PARLARE.

Mi risponde all’istante. “Ok!”. Mamma mia se adoro. Mi dedico a me stesso per un’altra mezz’oretta. Esco dal bagno caldo e mando un iMessage “Eccomi ci sono”. Il telefono squilla quasi subito. “Sono qui che faccio le corse per liberarmi e tu non puoi parlare?” mi dice in tono grave. “Scusami hai ragione, stavo risolvendo delle cose. Ad ogni modo. Che programmi hai per la serata?” cerco di sviare la conversazione. “Mmmm. Be’ ecco. Andare a cena fuori con te. Un posto riservato. Passo a prenderti tra una mezz’oretta!”. Adoro quelli che giocano a fare Mr. Big, ed io che faccio finta di essere una Carrie sfigata orrenda ma con un minimo di acume. Ok, no, non è vero. Decido infatti, proprio per questi motivi di tirarmela. “Guarda io sinceramente non so proprio se questa sera posso essere a cena con te… Insomma sono molto stanco. E poi come fai a sapere dove abito che io non te l’ho detto?” dico sorpreso. Effettivamente è vero. Io non glielo mica detto dove vivo.

“Forse non mi sono spiegato. Tu vieni a cena con me. Io non accetto un no. Mettiti qualcosa di carino che tra poco sono da te. Ho i miei agganci, mi basta un numero di telefono per sapere quello che voglio sulle persone. A tra poco” click. Chiude. Miodiiooo mi ha stalkerato l’indirizzo di casa! Sono basito. E soprattutto in ritardo. Visto che non ho la più pallida idea di cosa mettere. Decido subito di coinvolgere il mio coinquiliner nella scelta dell’outfit. Dopo un quarto d’ora sono lì con un maglioncino di cotone (non mi vesto di altro, tutto il resto mi da fastidio), sotto una camicia bianca ed un pantalone nero super attillato. Concludo con una giacca nera. Sono un figo da paura. Mi sistemo i capelli e la faccia (non vi dirò mai il segreto per una faccia nuova in 5 minuti, ma c’è! Esiste), e mentre mi ricontrollo allo specchio ecco arrivare il messagio: Scendi.

Levatevi. Io me la tiro ASAP: “2 minuti. Sto scegliendo le calze!”. Non è vero ovviamente, ma farli sempre aspettare. Sempre. Scendo dopo dieci minuti. Decido che è il ritardo sufficiente. Salgo su questa macchina pazzescah enorme. Nera. C’è addirittura l’autista. Ovviamente io non so di che macchina si tratti. Figuriamoci. Quando sono enormi e nere per me sono tutte la stessa cosa. In macchina mi faccio dire qualcosa di più di lui. Mi racconta di essere ricicciato fuori per il rotto della cuffia alle ultime elezioni. Si occupa di appalti pubblici nelle opere infrastrutturali. Con diversi soci e colleghi e in lizza per rilevare l’azienda per la quale lavoro, mi dice un po’ tronfio. “Sai potrei farti avere un posto di rilievo…” con una leggerissima spocchia. Leggera proprio.

“Teso, io ho già un posto di rilievo. E non devo ringraziare nessuno. E di certo non ho bisogno di terze persone per raggiungere i miei obiettivi lavorativi. Non è mai successo e per il momento non ne ho proprio bisogno.” Strike. Uno a zero per the1andonly, che poi sarei io! “Bravo. Mi è piaciuta questa risposta!” mi dice accarezzandomi il ginocchio. Bene, devo ammettere che non mi dispiace poi tutto sommato. Sto facendo la superfiga e ci sto credendo tantissimo. Arriviamo in un locale super cool di Prati. Ci è stata riservata una saletta privata. Troviamo già un aperitivo ad attenderci. Prosecco ovviamente. Io nel giro di tre secondi me ne scolo due bicchieri. Lui mi guarda e sorride. Caccia dalla tasca una specie di porta pillole che apre, e con una specie di pinzetta delle sopracciglia prende una porzione di polverina bianca e se l’avvicina alla narice destra, aspirando avidamente.

romeo

Ussignur, ma questo si sta facendo una botta di cocaina davanti a me. Io lo guardo malissimo. Non perchè ci sia qualcosa di sbagliato, nel senso, ognuno è libero di fare quello che meglio crede. Io davanti alla cocaina mi fermo. E’ una droga che mi fa paura, e non la tollero. Fermo restando che mentre io inorridisco tra me ed Annabelle lui ci da dentro come se non ci fosse un domani. Plin plin, richiamo la sua attenzione ticchettando con la forchetta su un bicchiere. “L’hai smessa con quella roba?” dico aciderrimo. “Perché? Non mi dirai che ti da fastidio?” dice sopreso. “Certo che sì. Sono un promotore della salute. Sono uno che si è affidato alla scienza. (Mi alzo in piedi) All’assistenza del prossimo. Vuoi che posso sopportare che uno si faccia di coca mentre siamo in questo posto pazzesco a Prati, per giunta? Ti devi levare!”.

Sì, giuro che ho detto così. Lui mi guarda basito. E sorride. Come se avessi raccontato delle barzellette super divertenti. Starà già fuori di testa. Ceniamo, e per tutta la durata io me la tiro e faccio un po’ il freddo. Usciamo solo dopo un primo, e risaliamo in macchina. “Senti ti dispiace riportarmi a casa, sono stanco. Ho passato una bella serata, ma davvero non ce la faccio più” dico serio. “No, no. Adesso inizia il bello.” E l’autista va verso l’Aventino. Io basito super ASAP. Arriviamo in questo villone appena vicino l’Ostiense, che non avevo mai notato. Una casa meravigliosa. Lui è visibilmente fatto. Suda. Ridacchia. Trema. Ha la parlantina accelerata. Io ho una devastante voglia di scopare. Lì. In quel momento.

Ci spostiamo subito in camera da letto e diamo entrambi il meglio. Fuoco e fiamme. Con molta soddisfazione anche della sottoscritta. Dopo quasi un’oretta di SSSC (supersessosenzacomplicazioni) lui quasi stramazza, io diretto sotto la doccia. Esco subito e lo trovo lì che gioca ancora con quella robaccia. Mi accendo una sigaretta. Lo guardo con disappunto. “Mi spieghi che senso ha riempirsi di questa robaccia?” lo guardo arcigno. “Pensi che potrei reggere i ritmi che ho, senza? Pensi che potrei fare del gran sesso? Pensi che potrei svegliarmi la mattina all’alba ed essere un grillo fino a quest’ora? Eh? Ma che ne sai tu della vita? Che ne sai? Sei solo un ragazzino!”. Bene. Non ho neanche il tempo di riflettere per una risposta degna di nota, che lui riparte a sbroccarmi. “Pensi che…”

Sono talmente basito che non so più cosa dire. Nel giro di trenta secondi spengo la cicca ed inizio a raccattare i miei vestiti. Ovviamente, in quei momenti, le mutande non le trovi mai. Mai. In quei momenti in cui la via d’uscita la devi guadagnare in trenta secondi, le mutande non saltano mai fuori. Le individuo sotto il suo gomito, e con un gesto veloce le sfilo via e le indosso. Mi rivesto nel giro di un batter d’occhio. Poi lo guardo: “Te la sei piantata o devi farti venire un infarto? Facciamo che io me ne vado, ok? Anzi facciamo che mi faccio accompagnare dal tuo autista. Visto che non sarò una drogata, ma di certo non sono una sfigata orrenda. Chiaro?” ed esco sbattendomi la porta alle spalle. Sempre queste uscite piene di pathos, adoro.

In macchina penso subito all’enorme linea rossa che farò alla fine di questo post sul nome del politico sballato. E di quanto sia davvero difficile dover fare i conti col tempo che passa, di quanto sia difficile per alcuni non accettare l’avanzare del tempo. E con esso la conseguenza di un cambiamento in ognuno di noi. Sorrido, e tiro un sospiro di sollievo. Nonostante l’aria da Mr. Big, il fascino e la moneta è durato giusto quello che poteva. Il tempo di una scopata. Una morale vera e propria non c’è. Forse quella di non farsi attirare a tutti i costi dall’esteriorità. Dal bello. E dal luccichio farlocco. Queste sono cose che non contano. Il luccichio di uno sguardo innamorato e vero, è quello a cui dovremmo aspirare tutti.

E seppure in questa edizione non c’è stato, quel bagliore, io ne sono certo, prima o poi, arriverà. E statene certi pure voi. A presto. Finché.

AB

Il politico sballato

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