Manifesto agostano, che cos’è East Journal

Creato il 05 agosto 2011 da Eastjournal @EaSTJournal

East Journal ha compiuto un anno il marzo scorso. Da piccolo blog partecipativo è diventato una testata giornalistica e, pur rimanendo una piccola realtà, sta riuscendo a unire attorno a sé un buon numero di lettori, giovani studenti, maturi intellettuali, addetti ai lavori e molti appassionati. A tutti loro è dunque venuto il momento di (ri)spiegare cosa vogliamo fare, quali le nostre idealità e finalità. Giusto per fare chiarezza.

East Journal non ha editori né pubblicità, quindi non ha padroni. Se siamo indipendenti è perché siamo poveri, di denari, non di idee. La redazione, con un’età media intorno ai 25 anni, è mossa unicamente dalla passione e dalla convinzione che, in una società gerontocratica e individualista, unirsi sia l’unica possibilità per cambiare. Un po’ come le avanguardie di inizio Novecento. Quella, certo, era “arte” e la nostra è solo “informazione” ma lo spirito è lo stesso: di rottura, di discontinuità. Anzitutto i nostri articoli non tengono per nulla conto del vecchio e peloso distinguo tra news eviews, tra fatto e commento. E’ infatti quella una regola del giornalismo anglosassone che poco si presta alla nostra mediterranea società mediatizzata. Noi le due cose le vogliamo unire in modo che non sembri mai (mai) che – nascosti dietro il velo di una presunta obiettività – si cerchi di condizionare l’opinione altrui.

East Journal però non ha un “pensiero unico”. Ognuno dei redattori esprime il proprio punto di vista a commento di un fatto  creando (questo è l’intento) una pluralità che possa essere utile al lettore. E siccome le persone non sono lampadine che si accendono o spengono, ma complessi grovigli di valori, convinzioni, filosofie, ecco allora che il nostro modo di fare giornalismo non punta al monolitismo. Quindi sarà difficile etichettare la testata e i suoi redattori come di “destra” o di “sinistra”. Con questo non si vuole dire che siamo “apolitici”. Altra pelosa definizione. Noi siamo politicissimi perché fare informazione, per noi, è curarsi della polis, è mettersi al servizio della polis. Senza ansie però, senza l’assillo della velocità. Il nostro modo di essere “avanguardia” punta invece sulla lentezza: facciamo slow journalism. Invece di scrivere la prima castroneria che ci viene in mente, solo per bruciare gli altri sul tempo, preferiamo pensarci meglio, documentaci, riflettere, prima di pubblicare. La velocità innesca solo i processi di comunicazione. Ma l’informazione non è comunicazione.

Il nostro obiettivo è quello di raccontare la “nuova” Europa, quella dell’est, che rappresenta il cuore antico del vecchio continente. La cultura e la storia ci insegnano la comune appartenenza. Il nostro intento è mostrare la ricchezza e la bellezza, oltre che la rilevanza, di quella parte di continente troppo a lungo segregata dietro una cortina di ferro. Una segregazione che ha portato pregiudizi e rappresentazioni stereotipate dalle quali vorremmo allontanarci. Il processo di transizione democratica dei Paesi dell’ex blocco sovietico è però lento, travagliato e diseguale. Per questo non ci esimiamo da critiche, anche aspre, poiché quello che vorremmo vedere è quella parte di Europa riunita sotto lo stesso ombrello di una rinvigorita democrazia europea.

L’europeismo critico è dunque una nostra vocazione. L’Unione Europea rappresenta la possibilità di integrare le due europe troppo a lungo divise, creando presupposti per uno sviluppo democratico pieno e condiviso. Affinché questo sia possibile però l’Unione non può limitarsi al semplice aspetto economico, ma deve diventaresoggetto politico autonomo nel pieno rispetto dei Paesi membri. Va in questa direzione, di riflessione e dibattito, il progetto Europa Futura che, un poco per volta, stiamo costruendo insieme a intellettuali di livello nazionale. Tra i nostri temi più carifigurano poi la tutela delle minoranze, l’analisi dell’estremismo di destra, la geopolitica energetica, il monitoraggio del crimine organizzato transnazionale. Tra i nostri progetti c’è quello di pubblicare, attraverso e-book ed e-magazine, approfondimenti di più ampio respiro e brevi libri. Tutto rigorosamente gratis perché, per noi, la conoscenza e l’informazione devono poter circolare ed essere fruibili da tutti.

Noi però restiamo piacevolmente ludici, senza prenderci troppo sul serio, senza avere in tasca verità rivelate, senza la pretesa dell’obiettività, ma con la voglia di costruire un progetto che sia anche proprietà dei nostri lettori, coi quali siamo sempre felici di colloquiare e – cosa mai vista in una testata tradizionale – sempre pronti a pubblicare loro commenti, interventi e articoli.

East Journal vi augura così una buona estate, sperando nel passaparola dei lettori, lasciandovi una serie di approfondimenti tematici con cui trascorrere i (mai troppo) lunghi pomeriggi agostani.


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