mercoledì 6 giugno 2012 di Gas Giaramita
Appena sporche
non chiamiamo il sapone.
Preferiamo:
ritornare
alle pietre
che ferivano
i ginocchi, i piedi;
ricordare quando,
alle margherite bianche
e alle gialle,
si affiancava l’erba da succhiare.
Se il mare lo portavi sulla pelle
per giorni salati,
la sabbia
si rintanava nelle tasche,
non staccandosi più
dalle monete.
Ieri abbiamo messo le mani nella terra,
gettato semi
a pioggia,
mentre altrove si moriva di noia
e ci si masturbava di rabbia.
L’idea
va aldilà
delle monete che possiedi
e, come seme,
preferisce sporcarsi di terra
non promettendo germogli.
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