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Manodopera a costo zero

Creato il 17 luglio 2013 da Chemako @chemako71
Manodopera a costo zero

Lo spettacolare ingresso della jeep, con a bordo Martin Mystère, Diana e la vecchia conoscenza Olga, sembra infrangere il sogno perverso dello spregiudicato Ludwig Meidner, protagonista negativo de Gli abitatori del sottosuolo, albo numero 327 delle avventure del Detective dell'Impossibile. Il compianto Paolo Morales ha realizzato una delle sue storie migliori, aiutato nei disegni dalla brillante coppia costituita da Roberto Cardinale e da Alfredo Orlandi. Nella consueta rubrica che trova spazio nelle ultime pagine, Alfredo Castelli definisce la presente storia come tipica della produzione di Morales, in quanto

"l'elemento mysterioso (in questo caso le creature del sottosuolo) si fonde con la scoperta di un grave crimine compiuto da qualche organizzazione multinazionale, crimine di cui non ci rendiamo conto o fingiamo di non renderci conto perché ci permette di vivere in modo più confortevole"
Il crimine in questione è ben descritto dallo stesso Meidner: sfruttare degli schiavi per generare profitto. Ammetto che la lettura di queste vignette mi ha colpito molto, soprattutto la parte riguardante il sogno inconfessabile di ogni imprenditore. La fantasia di Morales va solo poco al di là della realtà: l'unico elemento fantastico di tutta la storia è infatti la tipologia degli schiavi, ovvero un gruppo di umanoidi molto resistenti e feroci, sviluppatisi nelle caverne austriache nella più totale oscurità. Dei mostri, si direbbe, di cui però Mystère conosce le origini e di cui scopre e difende l'umanità. Se eliminiamo questo elemento, quello che rimane è tutto vero.
Gli schiavi che scavano la terra congolese alla ricerca di uranio esistono realmente e sono uomini, donne e bambini in carne e ossa. E sono solo un esempio di tutti quelli che, nel passato e nel presente, anche a poca distanza dalle nostre comode case, vengono sfruttati in condizioni inumane per generare profitto. La prima cosa che ho pensato leggendo le parole di Meidner è stata che il sogno inconfessabile del capitalismo è proprio questo: generare profitto con manodopera a costo zero. In fondo è questo l'asintoto cui tende la nostra società, nonostante tutti i limiti legali e sociali che noi cerchiamo di opporre con maggiore o minore successo. Cerchiamo di difenderci nel modo migliore possibile ma è una battaglia persa in partenza. Se alcuni stanno bene, ciò è possibile solo grazie a molti che stanno male. Forse l'ho espresso in termini troppo semplicistici ma è la verità.
Manodopera a costo zeroMorales lo racconta molto meglio e senza appesantire la storia di moralismi o di retorica. La trama fila infatti liscia e intrigante fino alla fine, grazie anche ai numerosi personaggi di contorno ottimamente delineati. A partire da Prego, la creatura del sottosuolo che accompagna Martin in questo viaggio dell'orrore e che ci fa riflettere (cosa di cui se ne sente sempre più bisogno) sul concetto del diverso, al simpatico e coraggioso ispettore italo-austriaco Albani, fino al citato Meidner. Da sottolineare anche il ruolo da co-protagonista di Diana Lombard, le cui qualità (mai abbastanza messe in evidenza lungo la serie) si rivelano fondamentali per la soluzione della vicenda, e quello di Travis, ritratto in un periodo di piccola crisi esistenziale e rincuorato da Martin rispetto alla solidità della loro amicizia.
Tantissimi elementi e spunti di interesse, quindi,in questa storia, resa graficamente da un buon tratto: mi piace molto il volto di Martin, di Diana e anche di Prego anche se, nel complesso, i disegni di Cardinale e Orlandi soffrono un po' di staticità.
Castelli chiude la rubrica finale avanzando l'ipotesi su quale potrebbe essere il messaggio che Morales voleva comunicare con questa storia:
"Astenersi dall'acquistare certi beni di consumo ottenuti con questi metodi crudeli può indurre chi li produce a modificare il proprio comportamento, se non altro per interesse"
Manodopera a costo zero

Io, invece, ci ho letto un pessimismo molto profondo. Le provocatorie parole pronunciate da Meidner prima di morire su chi sia il buono in questa storia rimbalzano nella mente di Martin anche nelle vignette finali, quando, insonne nel cuore della notte, riflette sconfortato sull'esito della vicenda:

"..e così, ancora una volta, è l'interesse economico che detta l'ultima parola"

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