Autore di saggi, romanzi e raccolte di racconti, ha vinto due volte il Book Award per la narrativa meridionale, nel 1992 con il romanzo Joe e nel 1997 con Padre e Figlio. Più volte paragonato a Cormac McCarthy, William Faulkner e Harry Crews, lo scrittore ammetteva invece influenze minimaliste ed aveva - stranamente, visto il genere di narrativa che costituiva il suo percorso d'autore - una particolare predilizione per Charles Bukowski.Proprio al vecchio Buk si rifà questo esile ma potente 92 giorni, in definitiva l'unico libro dello scrittore statunitense ad essere circolato nel Belpaese grazie alla meritoria opera della minuta (ma prestigiosa) casa editrice Mattioli 1885.Nel volumetto, curato e rilegato magistralmente come di consueto per le edizioni di questo editore, si srotola agile e apodittica la storia di Leon Barlow, dichiaratamente un alter ego di Larry Brown, aspirante scrittore che già a poche pagine dall'incipit ritroviamo a smadonnare in lacrime dopo aver ricevuto l'ennesimo rifiuto da parte di alcune case editrici. Afflitto da una solitudine strenuamente difesa, Leon vive di stenti, scrivendo e bevendo birra in quantità mentre i suoi racconti si spostano attraverso l'America sigillati entro buste marroni: partono destinate agli editori e tornano inesorabili al mittente. Finché la editor Betti DeLoreo non risponde con una breve nota di apprezzamento e di stima che aprirà uno squarcio nel nero plumbeo del tran tran quotidiano. Ma i soldi mancano, l'ex moglie batte cassa e i figli hanno bisogno di amore. Barlow si muove fra la sua casa deserta, il bancone di un bar, l'abbraccio dei suoi figli e il lavoro e la macchina per scrivere, spesso annebbiato dall'alcol, ma mosso da un'umanità e una compassione che toccano profondamente.
92 giorni - Larry Brown (Ed. Mattioli)