Durante il Governo Prodi il debito pubblico si era attestato al 105% del Pil ed in seguito il Governo Berlusconi la ricondotto al 120%.
Si assiste impunemente alla moltiplicazione di società, di comitati, di organi e di enti che accrescono la spesa pubblica in assenza di una seria valutazione dell’impatto di tali interventi sui bisogni dei cittadini.
Gli interventi sulla spesa pubblica principalmente sono di due tipi: - Comprimere i servizi pubblici essenziali per i cittadini nel modo, ormai conosciuto, in cui opera il Governo Berlusconi e limitare lo stato sociale; - Intervenire con riforme strutturali per migliorare il sistema, ridurre le disuguaglianze ed eliminare gli sprechi al fine di non abbassare la copertura che i ceti più deboli ricevono dai servizi pubblici essenziali.
Ritengo che un Governo responsabile, capace e sensibile ai bisogni dei cittadini sceglie la seconda soluzione.
Inoltre, la crisi non si affronta solo dalla parte della spesa ma anche con interventi finalizzati alla creazione della ricchezza, alla crescita e, quindi, sul Pil cosi come ha indicato Mario Monti in un editoriale del Corriere della Sera. “Nella politica economica del governo, afferma Mario Monti, anzi dei governi Berlusconi – in carica per 8 degli ultimi 10 anni e per 7 anni ispirata e guidata dal ministro Tremonti – sono sempre più evidenti i danni arrecati dal fatto che la grande, risoluta e indispensabile determinazione contabile non è stata e non è oggi ancorata ad alcuna strategia concreta e credibile di politica economica”.
Se l’Italia avesse conseguito un Pil annuale non inferiore al 2% aumenterebbero le risorse pubbliche e, quindi, si ridurrebbe il deficit del bilancio pubblico. Al contrario una bassa crescita non aiuta il sistema a risolvere i problemi sociali ed economici del paese.
Oggi sul Corriere della Sera Dario Di Vico individua alcuni segnali che lasciano presagire “una sorta di unità nazionale a geometria variabile”. Ritengo che questo auspicio per il bene dell’Italia al momento non è realizzabile in quanto manca l’oggetto di un impegno unitario rappresentato dalle riforme strutturali di cui il sistema paese ha bisogno. La manovra non si pone gli obiettivi di competitività, di produttività, di equità e di crescita.
Inoltre, l’intenzione della maggioranza di ripresentare con un emendamento il lodo Mondadori con efficacia retroattiva non facilità certamente la coesione politica tanto propugnata dal Presidente della Repubblica.
E’ importante ricordare che in Italia non vi è una ricchezza diffusa per cui i sacrifici possono essere sopportati indiscriminatamente da tutti i cittadini. In Italia la ricchezza è concentrata nelle mani di poche famiglie (il 10% delle famiglie detiene il 45% della ricchezza) e, pertanto, non è giusto che l’eliminazione del debito pubblico gravi su chi possiede livelli modesti o bassi di ricchezza.
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