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Manuale del perfetto genitore

Da Andrea_cusati

Quando si diventa genitori si vorrebbe non commettere gli errori che i nostri genitori hanno commesso con noi. Inesorabilmente gli stessi errori vengono invece perpetrati ai nostri figli. A quel punto si invoca il manuale del perfetto genitore che nessuno ha mai scritto.


Foto della mano di una neonata che si aggrappa a quella del papà

Neonata afferra la mano del papà.

Premetto che questo post nasce da un mio personalissimo pensiero che voglio condividere con voi.
Il pensiero è un insieme di riflessioni mie basate su dati scientifici che sto studiando nel mondo della psicologia e che in questo post riporto come una mia conclusione finale, una intuizione, magari errata, quindi non prendete le mie parole come realtà assoluta e scientificamente provata, ma rifletteteci sopra e fatevi la vostra idea. Se poi volete condividere con me i vostri pensieri a riguardo ne sarò felice.
LA DOMANDA

Mentre studiavo alcune dispense della scuola, una domanda mi ha folgorato: ma è proprio vero che non abbiamo un manuale per diventare genitori?

La perfezione non è di questo mondo, quindi scordiamoci di essere genitori perfetti che non creeranno alcuno stato d'animo interno spiacevole ai nostri figli, come detto in diversi post è comunque utile anche il dolore, quindi quello è il minore dei mali.
Quello che davvero cercano i bambini e che da adulti continuano a cercare è la comprensione, il riconoscimento e l'accettazione di tale dolore da parte del genitore e delle altre persone da adulti.
In una parola cerchiamo continuamente l'accoglienza del nostro dolore e quando la otteniamo riusciamo a rielaborare il dolore.

L'IMPRINTING


Tra gli 0 e i 3 anni la frustrazione di alcuni bisogni del bambino da parte del genitore porta un dolore così alto che tale situazione si cristallizza nella mente del bambino per poi essere messa in scena, dalla persona che l'ha subita da piccola, per tutta la vita. Tale fenomeno viene chiamato in gergo tecnico imprinting.

Quando si cristallizza in noi un imprinting vuol dire che non è stato accolto il dolore del bambino.
La non accoglienza del dolore non è un atto di cattiveria del genitore, semplicemente il genitore non si accorge di cosa avviene nel bambino per un motivo culturale, poiché a sua volta quando era piccolo nessuno ha accolto e gli ha insegnato ad accogliere il suo dolore e di conseguenza quello degli altri.
Gli è stato insegnato che il dolore emotivo è una cosa brutta da cui scappare e da sopprimere.
Due parole in più su cosa causa nel futuro del bambino la nascita di un imprinting le vorrei spendere, al fine di darvi tutti i dati in mio possesso affinché possiate seguire, analizzare e commentare la conclusione finale, che è poi l'anima di questo post.
Freud chiamava questo fenomeno cerebrale della continua riedizione del dolore: coazione a ripetere.
Nella scuola di counseling che frequento viene insegnato il mestiere del counselor con il metodo integrato M.C.R. (ossia Metodo di Cambiamento Rapido), tale metodo sostiene che la coazione a ripetere è come se fosse una scena di un copione che continua a venire rappresentata dal nostro cervello in una replica infinita recitata su un palcoscenico teatrale che si trova nel nostro mondo interno.
Un esempio pratico di questa scena che si ripete lo trovate nel post che scrissi, dal titolo "L'interpretazione del dolore".
In quel post io racconto la scena che si ripete dentro di me, gli attori di quella scena sono: il piccolo Andrea inadeguato, il genitore che ha frustrato il bisogno del piccolo Andrea di sentirsi guidare e incoraggiare affinché si fosse potuto sentire capace e una parte forte che mette in atto, in quel caso, il comportamento di rinunciare al fare per non far sentire inadeguato il piccolo Andrea.

ECCO QUINDI LA RISPOSTA ALLA DOMANDA INIZIALE


Ora, il ragionamento parte da qui.

Vero che nessuno ci insegna queste cose ed è anche molto vero che abbiamo nel cranio un organo potente più di un ordigno nucleare privo di libretto di istruzioni.
Però a un certo punto mi sono chiesto: niente è perfetto a questo mondo, ma la natura si avvicina molto a un concetto di perfezione, sarà proprio vero che non ci viene insegnato come comportarci coi nostri figli utilizzando al meglio il nostro cervello?
Bene, la risposta che mi sono dato è che un manuale per sapere cosa dovremmo comportarci coi nostri figli esiste.

PERCHE', ALLORA, NON SAPPIAMO ATTINGERE A QUESTO MANUALE?

Non sappiamo attingere a quel manuale per due motivi a mio avviso.

Un motivo è che non sappiamo leggere il manuale perché ci riteniamo adulti mentre siamo dei bambini che si atteggiano ad adulti e quindi non sanno leggere perché ancora troppo piccoli. Un pò come quando un bambino o una bambina giocano con la cucina giocattolo fingendo di cuocere del cibo finto poiché il fuoco sarebbe per loro pericoloso, ma hanno l'illusione di cucinare davvero.
Il secondo motivo è che non sappiamo neanche ascoltare i cd audio di quel manuale poiché non siamo in grado di ascoltare noi stessi, se lo sapessimo fare sapremmo cosa vorremmo davvero e quindi cosa vorrebbe il bambino e, paradosso dei paradossi, la prima cosa che vogliamo tutti è essere ascoltati.
Come facciamo ad essere ascoltati dagli altri se non ci ascoltiamo nemmeno noi?

AMMESSO SIA COSI', QUAL'E' QUESTO BENEDETTO MANUALE CHE CI VIENE DATO?!


Il nostro manuale ce lo dà la natura facendoci, non a caso, nascere prima bambini poi crescere diventando adulti.
L'esperienza!
Sappiamo cosa si prova ad essere bambini rifiutati e disconfermati nel loro dolore dagli adulti, sappiamo cosa si prova ad essere bambini non ascoltati dagli adulti, sappiamo cosa si prova ad essere bambini bisognosi di una guida e di un/a badante che si prenda cura di noi e della nostra crescita.
Ci si dimentica?
No, questa è la giustificazione che ci diamo, ma secondo me il fatto è che pensiamo che il bambino che eravamo a un certo punto sia morto lasciando il posto all'adulto che non si può più permettere di essere bambino.
A quel punto siamo diventati il bambino che si illude di essere adulto e vive nella sua illusione perdendo la possibilità di saper leggere il manuale del genitore.
Ogni cosa che abbiamo fatto e siamo stati si evolve e muta ma non scompare in noi, diventa una parte di noi.
In nostro soccorso viene anche il dolore che ha poi generato l'imprinting.
Ci siamo tutti sentiti bambini in determinati comportamenti e magari qualcuno arrabbiato con noi ci ha anche urlato:-"CRESCI!"-
Noi ci siamo sentiti feriti perché nel nostro profondo ci siamo sentiti davvero bambini, ma in questa nostra cultura povera di valori l'essere definiti bambini significa essere definiti: immaturi, irresponsabili, poco intelligenti, superficiali, viziati, ecc.
State tranquilli, succede a tutti, non c'è nulla di male ed è proprio così: eravamo come tornati bambini.
Il bambino, come tante altre parti di noi, non muore, lo dimostra il fatto che a volte riemerge dentro di noi.
A volte il bambino che siamo stati emerge per portarci la prima splendida fase dell'amore che proviamo con il nostro o la nostra partner: l'innamoramento.
Altre volte il bambino emerge per ricordarci che sta ancora soffrendo per la frustrazione del suo bisogno e il successivo rifiuto del suo dolore che hanno dato vita all'imprinting.
Ed è lì che possiamo comprendere come comportarci con nostro figlio che piange spaventato per una caduta o che piange disperato perché si sente un incapace o che diventa aggressivo perché si sente invaso nel suo territorio o che si sente invisibile perché non gli prestiamo attenzione o ancora che si sente colpevole di qualcosa e si zittisce di colpo... e via dicendo.
Qui invece scatta il non ascolto di noi stessi e del bambino, quindi la nostra incapacità di ascoltare i cd audio del manuale.

TUTTO QUESTO NON E' COLPA DI NESSUNO, PRENDIAMONE SOLO ATTO PER FARE LE SCELTE MIGLIORI IN FUTURO


Non voglio che questo post venga preso come un'accusa ai genitori. 

Non colpevolizzo nessuno, perché passando come tutti in queste difficoltà di relazione con il nostro mondo interno comprendo e accetto tutti i genitori del mondo e se potessi vi abbraccerei tutti uno ad uno.
Vorrei, con questo post, spronare qualsiasi genitore lo leggerà a mettersi in contatto con il suo mondo interno e ad ascoltare la sofferenza che porta dentro cercando di attraversare il dolore per arrivare alla fonte della sua causa. Subito dopo aver fatto questo ascoltate cos'ha da dirvi vostro figlio piccolo o vostra figlia piccola. Domandate, ascoltate, fatelo/a parlare e ascoltate ancora, senza giudicare. Vi dirà tutto e soprattutto vi accorgerete di quanto lo comprendiate e di quanto tutto in lui/lei si sciolga nel sentirsi ascoltato/a per la prima volta.
Non è stata colpa dei vostri genitori se non hanno saputo accogliere il vostro dolore e ascoltarvi quando eravate figli piccoli, come non è colpa vostra oggi se non riuscite o fate fatica ad accogliere il dolore dei vostri figli e ad ascoltarli. I vostri genitori da genitori e voi da genitori avete una cosa in comune: il volere e il voler dare tutto il bene di questo mondo ai vostri figli.
I vostri genitori da genitori e da figli, voi da genitori e da figli e i vostri figli oggi e quando diventeranno genitori avete una cosa in comune: il dolore che portate dentro.
Sta a tutti noi ogni giorno scegliere se vogliamo rendere questo dolore che portiamo nel nostro mondo interno utile o dannoso a noi stessi e di conseguenza a chi ci circonda.

Buon lavoro, un abbraccio a tutti e buona settimana.

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- L'interpretazione del dolore 


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               Scritto da Andrea Cusati martedì, 16 aprile, 2013

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