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Manuale del Piccolo Psicoanalista - VITA COMPLICATA DI UNA MADRE DI UN FIGLIO GAY

Creato il 28 ottobre 2011 da Ciro_pastore

Da oggi, avendo recentemente ricevuto in regalo una scatola-gioco davvero speciale, IL PICCOLO PSICOANALISTA, vi intratterrò su temi a sfondo psicologico/psicoanalitico. Si tratta, come capirete, di una sorta di divertissement senza alcuna finalità professionale e dottrinale. Tenterò di cogliere la vostra attenzione con piccole ed anomale considerazioni sulla mia “deviata” visione del mondo che ci circonda.
Manuale del Piccolo Psicoanalista - VITA COMPLICATA DI UNA MADRE  DI UN FIGLIO GAY
La Bibbia, nell’Antico Testamento, ci restituisce l’immagine crudele di un Dio, che più che giusto, appare essere quasi vendicativo. In tutta la Bibbia sono molteplici gli episodi in cui la furia divina si abbatte non solo sui peccatori incalliti, che in fondo si meritano le punizioni esemplari ad essi riservate, ma la cattiveria del Dio giudaico si manifesta persino con i suoi più fedeli servi. Eclatante il caso di Abramo che un giorno vide davanti alla sua tenda tre uomini e li invitò a riposarsi. Diede loro dell'acqua per lavarsi i piedi e Sara – sua moglie - preparò delle focacce e del vitello da mangiare. Al momento di andare via, assicurarono che Sara, l'anno successivo, avrebbe avuto un figlio. Sara, all'udire queste parole si mise a ridere, perché era troppo vecchia per avere un bambino. Allora i viandanti risposero dicendo che niente è impossibile a Dio. L'anno dopo, a primavera, Sara ebbe un figlio e lo chiamò Isacco, cioè “sorriso di Dio”. Quando Isacco era già un ragazzo, Dio mise alla prova Abramo: gli disse di andare sul monte Moria e di sacrificare il suo unico figlio. Abramo, seppur a malincuore, accettò. Mentre legava Isacco per il sacrificio, però, apparve un angelo che disse ad Abramo di non far niente a suo figlio e che Dio aveva apprezzato la sua ubbidienza. Nel caso di Abramo la cattiveria di Dio non fu portata a termine, ma questo episodio biblico viene spesso utilizzato come una prova evidente del cosiddetto “Dio vendicativo” degli ebrei, un Dio che non solo punisce senza pietà, ma punisce anche la “colpa ereditaria” dei figli dei peccatori.
A proposito di colpe dei genitori che ricadono sui figli, mi sono chiesto, se e come possano influire le colpe di una madre sulle scelte di vita sessuale di un figlio. La mia spericolata ed esagerata esperienza di vita mi portò, per un lungo periodo, a frequentare una donna che aveva una vita sessuale molto promiscua, da molti anni ed ancor prima di conoscere me. Questa donna così avventurosa aveva un unico figlio maschio, dichiaratamente omosessuale, che, fin da piccolo, aveva in qualche modo assorbito il clima di promiscuità sessuale nel quale inevitabilmente era immerso. Si era creato uno strano gioco fra madre e figlio a partire dall’infanzia. Spesso il ragazzino, ancora in fase di maturazione psicologica, veniva invitato nel lettone matrimoniale e frapposto fra i due coniugi come barriera insormontabile della loro separazione sentimentale e sessuale. Nella mente del bambino si veniva così a formare, inconsciamente, il desiderio per una donna che non poteva essere sua, pena l’abbattimento dell’atavico tabù dell’incesto. La madre, a sua volta, proiettava sugli uomini che frequentava il suo desiderio inconscio per quel piccolo ometto che non poteva, non solo avere, ma nemmeno desiderare, pena l’accettazione della propria lucida follia. Ecco perché lei sublimava questo desiderio irrealizzato cercando uomini di piccoli dimensioni o con un volto da bambino. Io rientravo nella seconda categoria, quella degli uomini restati bambini, e non fui per nulla sorpreso quando nel pieno dell’amplesso lei si rivolgeva a me con la frase ”bambino mio”, a cui facevano seguito comportamenti che definirei vere e proprie cure amorevoli di madreNon era raro che lei creasse le condizioni per farmi frequentare il figlio, andando a costituire così un trio anomalo con evidenti connotazioni familiari. Ci ritrovavamo, così, nella stessa auto con il figlio al volante, io seduto come passeggero e lei dietro che con fare amoroso riservava sdolcinatezze al figlio, subdole ed erotiche carinerie a me. Non nego che la situazione aveva per me dei risvolti fortemente erotizzanti. Ho sempre avuto, infatti, la sensazione che il figlio, non solo capisse perfettamente la situazione che coinvolgeva me e la madre, ma che, addirittura partecipasse egli stesso al gioco dei continui rimandi erotici. Madre e figlio gay condividevano, ciascuno a modo suo e con diverse estrinsecazioni, un rapporto anomalo, e fondamentalmente malato, con me. Ovviamente, questo paradigma erotico-sentimentale si estrinsecava in ogni relazione stabile e duratura di quella donna, provocando quasi sempre un perverso effetto rimbalzo: se l’uomo del momento piaceva alla madre, finiva per piacere anche al figlio. Tanto che in me non tardò a farsi strada la convinzione che il vero rapporto amoroso fosse tra madre e figlio, ed io ne fossi solo un casuale spettatore.Credo che chiunque sia stato coinvolto in quella strana e pericolosa dinamica psicologica ne sia uscito quanto meno turbato, in qualche caso perfino sbigottito. Personalmente, ho tentato di trarne vantaggi dal punto di vista del mio personale processo di elaborazione dei rapporti genitore-figlio. Quel doloroso e difficoltoso processo di crescita psicologica che impronta la vita di ciascuno di noi, sia positivamente che negativamente. Ma come sempre, purtroppo, le colpe dei genitori finiscono per ricadere sui figli…
Ciro Pastore – Il Signore delle Ancelle
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