24 gennaio 2013 Lascia un commento
Finalmente, finalmente, finalmente la Rizzoli si decide a ristampare Campanile dopo un lungo periodo d’indecoroso silenzio editoriale e lo fa massicciamente con una nuova, elegante ed economica serie a lui dedicata.
Un applauso alla Rizzoli quindi che ridona il piacere di leggere un grandissimo scrittore ed autore mai abbastanza ricordato e celebrato.
"Manuale di conversazione" e’ un concentrato straordinario della capacita’ di Campanile di giocare con le parole, stravolgere le situazioni, in un certo senso reinventare gli accadimenti quotidiani semplicemente ribaltando la prospettiva dalla quale li si osserva. Leggere Campanile e’ ritrovare lo stupore provato da bambini quando da capovolti si scopriva un mondo totalmente nuovo e magico e l’incredulita’ di averlo sempre avuto sotto il naso senza accorgersene prima.
Ecco come interi racconti nascono su una sola parola, un accento cambiato, una vocale pronunciata diversamente e si ride delle situazioni, si ride dalla sorpresa, si ride di un umorismo che pare distante millenni dalla tragica ma oramai istituzionalizzata barbarie odierna.
Poi inaspettatamente, cogliendoci impreparati, Campanile offre il lato serio della sua scrittura e da funambolico giocoliere della parola diviene delicato narratore di piccole storie commoventi, persino tragiche, confermandolo fine osservatore dotato di rara sensibilita’.
Con saggezza o astuzia perche’ no, questi racconti piu’ duri sono al centro della raccolta e raggelano le risate di poche pagine prime, amplificando nel contrasto la drammacita’ e in seguito si ride ancora piu’ forte quando si riprende il ritmo gioioso e scherzoso dell’inizio. Campanile e’ meraviglioso anche per questo.
Carlo Bo nella prefazione, compie un giro molto ampio ma centra alcuni aspetti importanti dell’autore e della sua opera come "…per Campanile l’unica logica e’ quella completamente svincolata dal controllo delle nostre idee." che ben riassume l’operazione che lo scrittore compie su sintassi e logica del testo.
Alla fine possiamo goderci i racconti o la tecnica che li sottende, leggere un autore dall’arguzia non certo inferiore a Jerome K. Jerome per dire, oppure seguirlo nella logica degna di un enigmista, con la certezza impossibile da evitare, di essere innanzi ad un grande romanziere.
Un applauso alla Rizzoli quindi che ridona il piacere di leggere un grandissimo scrittore ed autore mai abbastanza ricordato e celebrato.
"Manuale di conversazione" e’ un concentrato straordinario della capacita’ di Campanile di giocare con le parole, stravolgere le situazioni, in un certo senso reinventare gli accadimenti quotidiani semplicemente ribaltando la prospettiva dalla quale li si osserva. Leggere Campanile e’ ritrovare lo stupore provato da bambini quando da capovolti si scopriva un mondo totalmente nuovo e magico e l’incredulita’ di averlo sempre avuto sotto il naso senza accorgersene prima.
Ecco come interi racconti nascono su una sola parola, un accento cambiato, una vocale pronunciata diversamente e si ride delle situazioni, si ride dalla sorpresa, si ride di un umorismo che pare distante millenni dalla tragica ma oramai istituzionalizzata barbarie odierna.
Poi inaspettatamente, cogliendoci impreparati, Campanile offre il lato serio della sua scrittura e da funambolico giocoliere della parola diviene delicato narratore di piccole storie commoventi, persino tragiche, confermandolo fine osservatore dotato di rara sensibilita’.
Con saggezza o astuzia perche’ no, questi racconti piu’ duri sono al centro della raccolta e raggelano le risate di poche pagine prime, amplificando nel contrasto la drammacita’ e in seguito si ride ancora piu’ forte quando si riprende il ritmo gioioso e scherzoso dell’inizio. Campanile e’ meraviglioso anche per questo.
Carlo Bo nella prefazione, compie un giro molto ampio ma centra alcuni aspetti importanti dell’autore e della sua opera come "…per Campanile l’unica logica e’ quella completamente svincolata dal controllo delle nostre idee." che ben riassume l’operazione che lo scrittore compie su sintassi e logica del testo.
Alla fine possiamo goderci i racconti o la tecnica che li sottende, leggere un autore dall’arguzia non certo inferiore a Jerome K. Jerome per dire, oppure seguirlo nella logica degna di un enigmista, con la certezza impossibile da evitare, di essere innanzi ad un grande romanziere.