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“Manuel a testa in giù” di Monica Giuffrida: per sconfiggere il bullismo bisogna parlarne

Creato il 07 febbraio 2016 da Alessiamocci

“Cosa c’è di peggio di essere un bullato? È vero ci sono le guerre e le carestie e quelli che non hanno da mangiare. Ma io ho 9 anni e tutti i lunedì mi menano.”

La storia che Monica Giuffrida ci racconta in “Manuel a testa in giù” (La Ruota Edizioni, dicembre 2015) tratta di una piaga sociale molto diffusa. L’autrice, che scrive libri per bambini e vive a Milano, in questa sua quinta pubblicazione ci parla di bullismo. Non perché un tempo questa dolorosa realtà non esistesse, ma è da poco che al fenomeno è stato dato un nome, e che si cerca di parlarne il più possibile.

Ammettere di avere un problema – come in questo caso, di essere oggetto di violenze sia fisiche che morali – è il primo passo per cercare di risolverlo. Soprattutto se sei un bambino o un adolescente, bersaglio di scherno dei propri coetanei.

Di bullismo si muore: il telegiornale sempre ci informa di ragazzini tormentati, che preferiscono darsi la morte anziché parlare del proprio disagio con qualcuno. Non si cerca aiuto perché le minacce fanno paura e si temono ritorsioni. Ma soprattutto, il soggetto stesso, per vergogna, preferisce tacere e fingere che tutto vada bene. Quasi fosse inconfessabile alle famiglie il segreto di avere dei figli che, fuori dalle mura domestiche, sono considerati dei perdenti, dei “diversi”, tanto da essere derisi. Quando invece, a ben guardare, che cosa significa rientrare nei canoni della cosiddetta “normalità”? E soprattutto, chi decide chi sia “in” e chi invece “out” in questa bizzarra società? Un mondo che mira alla tolleranza e all’educazione è ancora utopia.

I nostri giovani, crescendo, si renderanno conto di avere commesso un sacco di errori – con essi le famiglie, la cui educazione impartita sta sempre alla base di tutto. E allora penseranno che sono stati stupidi e superficiali, ma non ne potranno ridere, così come si fa con le brutte figure o gli eventi esilaranti. Perché il bullismo segna in maniera irreversibile chi ne è vittima; la “marchia” per sempre. Meglio quindi parlarne, come ha fatto Monica Giuffrida. Sensibilizzare l’opinione pubblica, prima che sia troppo tardi.

Il protagonista di questo piccolo libro – appena 74 pagine – è Manuel e ha 9 anni. Le illustrazioni sono a cura di Mario Mielati, mentre il progetto grafico è di Paola Catozza.

Manuel è un “bullato”, e teme il lunedì perché è il giorno della settimana in cui, a scuola, i suoi “carnefici” si palesano e gli riservano le peggiori angherie. Sono ragazzini più grandi di lui, gente di quinta, che sono arrivati persino a metterlo a testa in giù per vedere cosa ci sia nelle sue tasche. Manuel è basso e cicciottello e porta gli occhiali. Ma basta questo per renderlo un bersaglio ideale? Perché i bulli non sanno che ha anche un forte senso dell’umorismo e che è bravo in italiano. Che odia la geometria e ama invece il suono delle parole in inglese. Non sanno nulla di lui; così come non indagano a fondo gli adulti della storia, che lo vedono cambiare e non si domandano il perché.

Sono un pezzo di pongo grigio. E nessuno si accorge se cambio forma.”

Narrato in prima persona, da una voce che sembra davvero appartenere ad un bambino, Manuel ci presenta la sua famiglia: il gemello rissoso Alessio che è il suo esatto opposto; la sorella adolescente Giulia; il nonno adottato per “assicurarsi un posto in paradiso”.

“Manuel a testa in giù” è un racconto frizzante, dalle frasi corte ed immediate. La storia di un bambino intelligente e molto sensibile, costretto a perdere presto la sua ingenuità. Una lettura che nasconde un significato profondo e che fa riflettere.

Forse è solo guardando la nostra paura riflessa negli occhi di qualcun altro, che prendiamo la decisione di dire basta e denunciare. E di salvare, al tempo stesso, la nostra vita.

Written by Cristina Biolcati

Info

Sito La Ruota Edizioni


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