di Pierluigi Montalbano
Maometto, il fondatore della religione islamica, nacque a La Mecca nel 570 e morì a Medina nel 632. I musulmani lo considerano colui che ha concluso il ciclo della rivelazione iniziata da Adamo. E’ il messaggero di Dio e, a differenza di Gesù, l'ortodossia islamica insiste sul carattere esclusivamente umano della sua persona. Fonti principali della sua vita sono il Corano, la biografia (sīra) e le raccolte di Ibn Isḥāq e Ibn Hishām. Rimasto orfano in tenera età, crebbe in povertà fino al matrimonio con la ricca vedova Khadīgia. Attraverso una profonda crisi spirituale, passò a una ferma fede monoteistica, che iniziò a predicare intorno ai 40 anni, nel 610. I suoi concittadini mostrarono dapprima indifferenza, poi ostilità, vedendo nella nuova dottrina, basata sull'uguaglianza, un pericolo per i proprî interessi economici. I pilastri ideologici del suo credo sono: fede in un Dio unico creatore onnipotente, cui gli uomini debbono totale sottomissione (islām) attraverso la conduzione di una vita casta e l'osservanza dei precetti islamici (preghiera e digiuno); aiuto verso il prossimo, prossima fine del mondo, giudizio universale con paradiso, inferno e resurrezione dei corpi. Nell’islamismo convergevano elementi presenti nell’ebraismo e nel cristianesimo, fra tutti quello del monoteismo, ma anche credenze pagane, come quella del pellegrinaggio alla Ka῾ba. Maometto formò alla Mecca una piccola comunità comprendente suoi familiari, membri della borghesia e schiavi, ma l'ostilità delle classi dirigenti rese la vita difficile al profeta e ai suoi seguaci, tanto da indurlo a cercare un appoggio e un campo d'azione fuori della città natale. Dopo un tentativo fallito, strinse un accordo con elementi di Medina, e in questa città si recò nell'autunno del 622, con quella egira, o migrazione, che segnò poi l'inizio dell'era musulmana. Pochi anni dopo l'egira morì Khadīgia, che gli aveva dato quattro figlie. In seguito ebbe altre mogli, tra cui la sua preferita ῾Ā'isha. Era questo un modo per ottenere con diplomazia l'appoggio di varî clan tribali. A Medina divenne capo religioso e politico, ed estese il suo potere diventando arbitro e guida della comunità pagana. Insieme ai compagni fidati (Ṣaḥāba e Muhāgirūn) e i nuovi ausiliarî (Anṣār) di Medina, organizzò la comunità musulmana, opponendosi agli elementi ostili di Medina, ebrei e cristiani, dapprima consenzienti al monoteismo islamico. Nel 624 sostituì la direzione della preghiera (qibla) dall'originaria Gerusalemmealla Ka῾ba. Residenza del profeta restò sempre Medina, dove aveva eliminato, con aspre battaglie, le dissidenti tribù ebraiche. Dopo un solenne pellegrinaggio d'addio alla città natale, il cui culto della Ka῾ba era stato inserito e armonizzato nell'Islam, il profeta morì a Medina dopo breve malattia, lasciando la sua comunità senza capo designato, ma con una cerchia di uomini d'alto valore che continuarono , come califfi, l'opera del fondatore.